S5E22. Come cinque anni fa
Si chiude il quinto anno di BarBalcani. Una stagione in cui questa newsletter è diventata parte di un progetto più ampio, rimanendo sempre aperta, accessibile e affidabile. Ripercorriamola insieme
Caro lettore, cara lettrice,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter dai confini sfumati.
Come ogni anno, a metà giugno ci ritroviamo a fare il bilancio di un’intera stagione passata insieme.
Se ci ritroviamo qui oggi - con qualcuno da molto tempo, con qualcuno da poco - è perché sappiamo che la regione balcanica merita un racconto non stereotipato. E perché apprezziamo spazi privi di pregiudizi o accessibili solo a poche persone.
La tappa di oggi conclude la quinta stagione di questa newsletter, che si è distinta per una grossa novità.
Da gennaio BarBalcani è entrato all’interno di un nuovo progetto editoriale. Si chiama The New Union Post, ed è un magazine online incentrato sull’allargamento dell’Unione Europea e sui Paesi candidati a diventarne membri.
BarBalcani è ora la newsletter tematica sui Balcani Occidentali di questo nuovo progetto editoriale, che nel tempo punta a strutturarsi come una testata giornalistica indipendente.
Prima di iniziare il riassunto della quinta stagione, volevo ricordarti che anche tu puoi fare la differenza in modo concreto.
Perché un progetto indipendente come questo non può sopravvivere senza il supporto dei suoi lettori e lettrici.
Per scrivere, intervistare, studiare, organizzare viaggi per reportage sul campo. Ma soprattutto per permettere all’intero progetto editoriale di continuare a pubblicare prodotti originali e rimanere gratuito e aperto a tutti.
Per sostenere The New Union Post e la sua newsletter BarBalcani, puoi donare un caffè dal valore di 1€ quando vuoi, oppure puoi decidere di diventare membro per 5€ o 10€ al mese.
Su buymeacoffee.com/newunionpost puoi scoprire come aiutarci.
Mentre la newsletter BarBalcani rimarrà gratuita - chiunque voglia e ne senta il bisogno, deve avere l’opportunità di informarsi - c’è un altro modo per sostenere il progetto.
Abbonandoti a BarBalcani (puoi farlo qui) avrai accesso ogni mese a un contenuto riservato, Le guerre in Jugoslavia, per ripercorrere cosa stava accadendo nei Balcani di 30 anni fa, proprio in quel mese.
Esce ogni secondo mercoledì del mese. Ed è una sorta di macchina del tempo per approfondire un tema che si cita spesso, ma di cui c’è troppa poca conoscenza.
Il podcast mensile con i punti salienti è aperto a tutti (lo trovi su Spreaker, Spotify e tutte le piattaforme streaming), mentre l’articolo di approfondimento è riservato agli abbonati.
Prova ad ascoltare e a leggere l’ultimo episodio qui:
A prescindere da ciò che deciderai, grazie. Di cuore.
Ricominciamo daccapo
La tappa di oggi è una sorta di riassunto di tutto quello che è successo in questo anno di BarBalcani. Anche per aiutare gli ultimi dei 956 iscritti a rimettersi al passo di questo viaggio insieme.
Anche quest’anno abbiamo iniziato il viaggio di BarBalcani con un’intervista alla vincitrice della seconda edizione di Balkan Playoff, il contest estivo semiserio andato in scena su Instagram. Con noi questa volta c’era Eva Murati, conduttrice e modella albanese celebre in tutta Europa.
A proposito di Albania, subito dopo le Olimpiadi di Parigi 2024 abbiamo analizzato la storia delle prime medaglie olimpiche per il Paese balcanico - vinte da due lottatori russi naturalizzati da poco tempo - e la controversa politica sportiva nazionale che si nasconde dietro.
Storiche sono state anche le elezioni parlamentari dell’11 maggio 2025, in cui per la prima volta ha potuto partecipare anche la diaspora albanese. Per molte persone nate o cresciute in altri Paesi europei, questo è stato il primo voto della loro vita.
Un altro Paese che abbiamo tenuto particolarmente osservato è la Serbia. All’inizio con gli ultimi sviluppi sul progetto di sfruttamento della miniera di litio di Jadar e poi con l’analisi delle travolgenti proteste contro il regime del presidente Aleksandar Vučić.
Srđan Majstorović, presidente del board dell’European Policy Centre (CEP), ci ha aiutato a capire l’origine e il significato delle rivendicazioni anti-corruzione. E poi, direttamente da Belgrado, abbiamo ascoltato la voce degli studenti serbi, che non sono disposti ad arrendersi sul rispetto dello stato di diritto.
La scena politica di tutti i Balcani è entrata in fibrillazione il 5 novembre 2024 con la notizia del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, insieme ai rischi di un rafforzamento dei leader nazionalisti nella regione, di nuova ondata di instabilità e di interessi economici non trasparenti.
Nazionalismo come quello del nuovo governo di destra in Macedonia del Nord, curiosamente legato all’ellenismo (per motivi di certo non solo architettonici), o come quello della Republika Srpska di Milorad Dodik, su cui pende un mandato di arresto per tentata secessione.
Sull’entità serba della Bosnia ed Erzegovina aleggia anche l’ombra del litio. Come in Serbia, gli abitanti dell’area del massiccio di Majevica si oppongono agli interessi economici e geopolitici legati a una nuova miniera nel cuore del parco naturale.
Per ricordare l’importanza della mobilitazione civile per contrastare le tendenze autoritarie siamo andati fino a Tbilisi. Anche se la Georgia non fa parte dei Balcani, le proteste (ancora in corso) contro le frodi alle elezioni del 26 ottobre 2024 sono un importante insegnamento per tutti i Paesi candidati all’adesione all’Ue.
A Bruxelles, tutte queste sono sfide per Marta Kos, la prima commissaria europea responsabile per l’Allargamento proveniente da un Paese dell’ex-Jugoslavia. Il suo mandato non sarà tra i più semplici per molte ragioni.
L’Unione Europea non sta certo offrendo un esempio di rispetto dei propri valori fondanti, in particolare nell’ambito della migrazione. Come ci ha spiegato Fatmire Haliti, avvocata presso il Kosova Rehabilitation Center for Torture Victims (KRCT), la Danimarca sta esternalizzando in Kosovo la detenzione di persone straniere, e questo rischia seriamente di diventare il modello della politica di rimpatri dell’Unione Europea.
Ma, nel mezzo dell’indifferenza dell’opinione pubblica e di politiche sempre più discriminatorie, c’è chi non si arrende. Come Amaro Nziria, l’amaro del progetto Spiriti Resistenti che sostiene famiglie e gruppi che ricercano persone scomparse lungo le rotte migratorie, dall’America centrale ai Balcani.
Un altro dei filoni di analisi più prolifici di quest’anno è stato quello delle storie dimenticate sulla Jugoslavia. Da quella sul turismo naturista a quella della Yugo, “l’auto peggiore al mondo” che - come spiegato da Jovana Ninković, fondatrice di Yugoverse - tutto era fuorché la peggiore al mondo.
Spostando il focus storico sulla Seconda Guerra Mondiale, abbiamo scoperto il ruolo dei partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana ma anche il primo esperimento della futura federazione socialista nel campo profughi di El Shatt, in Egitto.
Per ultima una chicca. Il 1° maggio ad Acquaviva Collecroce si celebra la Festa del Maja, con la parata di un fantoccio antropomorfo ricoperto da fiori. Un’antica tradizione della comunità croata in Molise tutta da scoprire!

Finiamo qui per oggi, con un grazie. Della pazienza, del tempo, della curiosità, della fiducia, del supporto.
E ora riprende il viaggio. Ci vediamo fra qualche settimana, per l’inizio di un nuovo anno insieme.
Un abbraccio e, come sempre, buon cammino.
A presto.
Scopri Pomegranates, la newsletter di ‘The New Union Post’ sul percorso europeo di Armenia e Georgia
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