S5E15. Ci sono prigioni più prigioni di altre
Nell'indifferenza dell'opinione pubblica la Danimarca sta esternalizzando in Kosovo la detenzione di persone straniere. E rischia di diventare il modello della politica di rimpatri dell'Unione Europea
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L’arretramento dei principi democratici è una sconfitta per tutti, sempre, anche se non ci tocca personalmente. Quando questo succede nell’Unione Europea - un progetto che si fonda proprio su questi valori - è doppiamente una vergogna, che quasi sempre si interseca con la discriminazione di persone in condizioni di fragilità.
Tutto questo si riassume in un accordo poco conosciuto, ma che presto potrebbe diventare la base di un pezzo preoccupante della politica migratoria europea.
Il Trattato siglato nel 2021 tra Danimarca e Kosovo per l’utilizzo della prigione di Gjilan garantisce a uno Stato membro Ue la possibilità di inviare in un Paese europeo extra-Ue fino a 300 detenuti stranieri, comprese le persone “in custodia” per l’esecuzione di un provvedimento di espulsione.
È quanto di più vicino all’imminente proposta legislativa della Commissione Europea sui rimpatri, che dovrebbe includere i cosiddetti return hubs. Vale a dire centri al di fuori del territorio Ue dove le persone la cui domanda di asilo è stata respinta potrebbero essere detenute prima di essere rimpatriate nei rispettivi Paesi d’origine.
BarBalcani ne ha parlato con Fatmire Haliti, avvocata presso il Kosova Rehabilitation Center for Torture Victims (KRCT), per evidenziare le criticità dell’accordo Danimarca-Kosovo e aumentare il livello di attenzione prima che questo possa trasformarsi nel paradigma della gestione della politica europea sui rimpatri.
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Un accordo controverso
Come è stato accolto l’accordo tra Danimarca e Kosovo dall’opinione pubblica kosovara?
«Le discussioni tra il governo del Kosovo e la Danimarca sono iniziate diversi anni fa.
Tuttavia, si è trattato di un tema oscuro, che non è stato discusso fino a poco prima della firma dell’accordo nel dicembre 2021. L’opinione pubblica non ha avuto accesso alle informazioni e non c’è stato dibattito sulla questione.
Per quanto riguarda la politica, l’accordo è stato accettato senza opposizione. Le discussioni tra Kosovo e Danimarca, che sono durate diversi anni, hanno coinvolto più governi, rendendo l’accordo facilmente accettabile da tutti i partiti.
Al contrario, l’opinione pubblica rimane piuttosto scettica sulla sua attuazione, considerate le complicazioni che potrebbe comportare».
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Quando dovrebbe aprire il centro penitenziario?
«Il 23 maggio 2024 l’Assemblea della Repubblica del Kosovo ha ratificato l’accordo, che è entrato ufficialmente in vigore 15 giorni dopo. Da un punto di vista legale, l’accordo è in vigore da giugno 2024. Tuttavia, la sua attuazione pratica deve ancora iniziare.
Attualmente ci sono oltre 200 detenuti nel carcere di Gjilan e il sistema penitenziario non ha ancora deciso dove saranno trasferiti. Di conseguenza i preparativi e i lavori di ristrutturazione per ospitare i detenuti trasferiti dalla Danimarca non sono ancora iniziati.
Chi lo gestirà?
Il carcere avrà un direttore danese e tutto il personale amministrativo sarà danese. Gli agenti penitenziari saranno invece kosovari».
Che tipo di detenuti saranno ospitati?
«L’accordo stabilisce che solo i cittadini stranieri che stanno scontando attualmente una pena in Danimarca saranno trasferiti in Kosovo. Nessun cittadino danese vi sarà trasferito».
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Cosa ha ricevuto il Kosovo in cambio di questo accordo?
«Il Kosova Rehabilitation Center for Torture Victims ha analizzato questo accordo per identificare gli interessi reciproci di entrambi i Paesi.
Si può concludere che la motivazione principale del Kosovo è stata puramente di guadagno materiale e finanziario.
Secondo l’accordo firmato e ratificato, la Repubblica del Kosovo affitterà la struttura carceraria di Gjilan - che ha una capienza di 300 persone - per un periodo di cinque anni, con la possibilità di prorogarlo per altri cinque (per un totale di 10 anni).
In cambio, il governo danese compenserà il Kosovo con un pagamento annuale di 15 milioni di euro per ogni anno di durata dell’accordo. Inoltre, al momento dell’attuazione, la Danimarca fornirà al Kosovo 5 milioni di euro per la ristrutturazione della prigione».
Chi sarà responsabile del monitoraggio del rispetto dei diritti umani?
«Secondo l’accordo, il difensore civico danese può effettuare visite di monitoraggio, così come il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT).
Tuttavia, i meccanismi di monitoraggio locali che operano in Kosovo non sono autorizzati a effettuare ispezioni. Il KRCT ha sollevato preoccupazioni per la mancanza di coinvolgimento degli organismi di monitoraggio locali».
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Le implicazioni europee
Sono state consultate le associazioni locali per i diritti umani e i diritti dei detenuti?
«Durante l’intero processo, dall’inizio dei negoziati a oggi, non c’è stata alcuna consultazione con le associazioni per i diritti umani in Kosovo o con altri meccanismi a livello nazionale. Fatta eccezione per il Ministero della Giustizia, nessun altro soggetto interessato è stato consultato.
In assenza di discussioni e dibattiti pubblici, il KRCT ha preso l’iniziativa di organizzare una conferenza internazionale, che si è svolta nel marzo 2022. Durante questa conferenza abbiamo invitato vari esperti internazionali ad affrontare le sfide legate all’attuazione di tali accordi.
Dopo la conferenza il KRCT ha pubblicato una serie di raccomandazioni, che sono state presentate al Ministero della Giustizia prima della finalizzazione dell’accordo».
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Quali sono i punti più controversi e i rischi di questo accordo?
«Da dicembre 2021 KRCT ha costantemente sollevato diverse preoccupazioni su questo accordo con le istituzioni competenti.
Riteniamo che la firma sia stata affrettata, in quanto non c’è stata alcuna discussione pubblica, né sono state affrontate o analizzate adeguatamente le potenziali criticità.
Le principali questioni evidenziate da KRCT includono:
La mancanza di una soluzione per il trasferimento dei detenuti dalla prigione di Gjilan. Attualmente gli istituti penitenziari del Kosovo non hanno la capacità di accogliere i 200 detenuti di Gjilan. Qualsiasi piano di trasferimento porterebbe al sovraffollamento, con conseguenze dirette sugli standard detentivi. La prigione di Gjilan è una delle tre strutture costruite negli ultimi dieci anni per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Affittarla senza un adeguato piano di trasferimento ridurrebbe senza dubbio gli standard detentivi;
La creazione di due pesi e due misure in Kosovo. Alcune carceri, come quelle di Peja e Prizren, continueranno ad avere standard inferiori, mentre la prigione di Gjilan sarà migliorata per soddisfare gli standard danesi. Questo crea disuguaglianza all’interno del sistema carcerario. Inoltre l’investimento di 5 milioni di euro per la ristrutturazione e l’adeguamento della prigione di Gjilan agli standard danesi è quasi pari al costo di costruzione della struttura 10 anni fa;
Il diritto alle visite dei familiari e all’assistenza sanitaria. Il modello proposto per le visite dei familiari - che prevede il trasferimento dei parenti dei detenuti in momenti diversi per soggiorni prolungati - sarà difficile da gestire garantendo al contempo il rispetto delle norme sui diritti umani. Inoltre è stato valutato come molto difficile fornire servizi sanitari adeguati e tempestivi;
La barriera linguistica. Non tutti gli agenti penitenziari saranno in grado di comunicare nella lingua dei detenuti trasferiti, il che potrebbe ostacolare una comunicazione efficace e la risoluzione dei problemi dei detenuti;
Il rischio di violazioni dei diritti umani, se i detenuti vengono trasferiti dalla Danimarca per scontare la pena in Kosovo. Gli avvertimenti del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura dovrebbero essere presi in considerazione e devono essere attuate tutte le misure necessarie per prevenire tali violazioni».
L’Unione Europea è pronta a consentire agli Stati membri di istituire “return hubs” al di fuori del loro territorio per il rimpatrio delle persone migranti, potenzialmente prendendo come modello l’accordo Danimarca-Kosovo. Pristina potrebbe accettare nuovi accordi di questo tipo?
«Sappiamo che diversi Paesi hanno contattato il Kosovo in merito alla possibilità di firmare accordi simili a quello con la Danimarca.
Tuttavia, riteniamo che il Kosovo non debba stipulare ulteriori accordi, soprattutto nelle circostanze attuali, poiché non è adeguatamente preparato per la loro attuazione».
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Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Per contrastare una narrazione che sempre più disumanizza le persone migranti, oggi al bancone di BarBalcani riproponiamo Nziria, ‘l’Amaro Profondo’ che avevamo scoperto pochi mesi fa.
I profumi del Mediterraneo e delle terre d’Oltreoceano sono contenuti nelle 17 tra erbe e spezie che danno origine a questo prodotto, che è molto più di un amaro.
È un progetto sociale, uno strumento per sostenere tutte le persone e le organizzazioni che sono alla ricerca dei propri cari dispersi lungo le rotte migratorie, dall’America centrale ai Balcani fino al Nord Africa.
Perché ognuno di noi può fare la differenza per rendere questo continente - e questo mondo - un posto in cui i diritti di tutte le persone siano rispettati. Anche con una bottiglia di amaro.
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Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la sedicesima tappa.
Un abbraccio e buon cammino!
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