S5E9. L'amaro degli spiriti che non si arrendono
Nziria sostiene famiglie e gruppi che ricercano persone scomparse lungo le rotte migratorie, dall'America centrale ai Balcani. Una bottiglia che si fa strumento di condivisione di "storie profonde"
Caro lettore, cara lettrice,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter dai confini sfumati.
Si dice che sul fondo di una bottiglia c’è sempre una storia da raccontare.
Alcune hanno in sé una potenza talmente grande che non serve nemmeno stappare la bottiglia. Il vetro si fa strumento, l’etichetta manifesto, il liquido nettare per attirare la gente.
Storie che parlano di persone, di diritti negati, di sparizioni e morti, di resistenza personale e sociale, di ricerca ostinata di verità e giustizia.
Storie profonde come il cuore di chi cerca i propri cari dispersi lungo le rotte migratorie, dall’America centrale ai Balcani fino al Nord Africa. Profonde come l’impegno di chi si mette a loro servizio con mezzi originali, quasi inaspettati.
Storie profonde come un amaro. Come Amaro Nziria, che oggi ci aprirà gli orizzonti su cosa si può creare attorno a una bottiglia.
E mostrarci la forza di chi non si arrende mai, nemmeno di fronte all’indicibile.
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Spiriti Resistenti
Per tracciare le origini di questo progetto sociale e dei suoi collegamenti balcanici, bisogna fare un balzo indietro nel tempo e nello spazio.
«Scatenante è stata la storia di Mario Vergara», spiegano a BarBalcani Giacomo Donadio e Gianfranco Crua di Carovane Migranti, collettivo torinese che nel 2022 insieme alla casa editrice napoletana Marotta & Cafiero ha fondato Spiriti Resistenti.
Il 5 luglio del 2012 Tomas Vergara sparì a Huitzuco, nello Stato messicano di Guerrero. Il fratello Mario iniziò a cercarlo, finanziandosi con la vendita di bottiglie di Mezcal di un produttore locale a Città del Messico e organizzando una squadra di persone alla ricerca dei resti dei propri familiari scomparsi.
«La sua storia ha toccato corde profonde», fino a quando non è arrivata l’idea di rispondere con «un progetto che presentasse un ragionamento a livello di prodotto e narrativo».
Per sostenere Mario Vergara ma non solo. «Nei dieci anni di esperienza di Carovane Migranti abbiamo incontrato molte madri e familiari di persone scomparse lungo le rotte migratorie».
Oltre alla condivisione delle storie, la necessità di fondo rimane sempre quella di trovare forme di finanziamento per permettere loro continuare le ricerche, organizzare viaggi, chiedere assistenza legale e altro ancora.
«Abbiamo cercato di allargare la platea» a un gruppo di persone a cui sono state raccontate queste storie. A loro è stato poi chiesto di mettere le proprie competenze a servizio di un progetto che «grazie all’incrocio di diverse esperienze è diventata una bottiglia di amaro», raccontano Donadio e Crua.
Uno dei professionisti coinvolti è Dennis Zoppi, superstar nel settore della mixology che gestisce una micro-distilleria a Torino: «Di fronte alla storia di Mario e delle madri honduregne si è commosso e ha deciso di aiutarci con la creazione della ricetta dell’amaro».
Inizia così la storia di Spiriti Resistenti come società commerciale nell’aprile 2022. E con essa, quella dell’“Amaro Profondo”.
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Tutt’altro che semplice è stata la ricerca del nome per l’amaro.
«Io e Gianfranco avevamo pensato a qualcosa di simile a un neologismo, come ‘Ancestralico’, che ricordava un po’ la parola ‘ancestrale’ ma anche il mito greco dell’eroe Alico legato al tema della ricerca delle persone rapite», ricorda Donadio.
E poi è arrivato Rosario Esposito La Rossa di Marotta & Cafiero, che ha proposto ‘Nziria’.
«Nziria in napoletano significa capriccio, ostinazione». Parole che «rientrano perfettamente nel concetto del progetto» e che rappresenta il compromesso del sodalizio napoletano-torinese.
Tutto il prodotto è molto identificabile e studiato con cura. Con l’illustratore Vincenzo Del Vecchio «abbiamo lavorato molto sull’etichetta», che presenta la Madonna dei mandarini napoletana, con l’henné sulle mani in omaggio alle madri tunisine, e tutt’intorno i piccoli teschi della tradizione centro-americana.
Anche sulla bottiglia c’è stato un processo di riflessione «che spesso non si coglie», ma evidente a un tocco più attento. «Il vetro ruvido sembra graffiato, come rovinato da uno scavo», a memoria della continua ricerca dei corpi delle persone scomparse.
Insomma, come precisano i due membri di Carovane Migranti, Amaro Nziria si può davvero riassumere con gli aggettivi «profondo, intenso, sincero».
«Danno il senso della profondità delle esperienze, delle sofferenze, dello scavo e del fondo del mare». E la bottiglia diventa così «uno stratagemma per parlare di storie spesso sconosciute, uno strumento straordinario di racconto e condivisione».
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È solo l’inizio della ricerca
L’obiettivo di Nziria è quello di sostenere chi è impegnato sul terreno, dall’America centrale ai Balcani e oltre.
«Le donazioni nascono dallo spazio che abbiamo cercato di ritagliare per l’auto-rappresentazione delle famiglie delle persone migranti. Perché ogni persona morta o scomparsa ha una famiglia dietro che la cerca o che l’ha dovuta lasciar partire», sottolineano Donadio e Crua.
A oggi sono stati sostenuti tre progetti.
Quello di Ana Enamorado, donna honduregna che ha perso il figlio Oscar nel 2010 in Messico sulla rotta verso gli Stati Uniti e che ha costituito una rete di madri centroamericane che cercano i figli dispersi.
Quello di Ruben Figueroa, che ha risposto alla scomparsa del fratello con un progetto a sostegno delle famiglie centroamericane che come lui vivono negli Stati Uniti e cercano i propri familiari.
E infine quello di Sabina Talović, che con il suo centro ‘Bona Fide’ a Pljevlja (Montenegro) ha aperto la propria casa a migliaia di persone in transito lungo la rotta balcanica, soprattutto donne e bambini.
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«Il fatto di sostenere un beneficiario attraverso il racconto della sua storia e di ciò che realmente è stato finanziato è importantissimo», perché rende più semplice far capire che «per l’inattività delle istituzioni, in alcune zone ci sono famiglie, movimenti e realtà di appoggio che si organizzano dal basso».
Come Soccorro Gil Guzmán, che ha dato vita a un collettivo di madri e familiari di persone scomparse in Messico. Attualmente sta trovando un appoggio economico proprio da Spiriti Resistenti per l’acquisto di un drone e di un cane molecolare per l’individuazione degli interramenti umani.
Dopo la produzione di circa 3000 bottiglie di Amaro Nziria dall’autunno del 2022 - compresa un’edizione speciale con l’etichetta rossa Volevano sotterrarci ma non sapevano che eravamo semi - Spiriti Resistenti guarda al futuro. Che è già qui.
Proprio a partire da questa frase, quattro artisti hanno donato quattro illustrazioni che possono essere acquistate per sostenere gli stessi progetti di Amaro Nziria.
«Sarebbe bello anche organizzare un premio letterario di graphic novel», anticipa per la prima volta Donadio. Se il liquore Strega ha dato vita a quello più importante d’Italia - il Premio Strega - «Amaro Nziria potrebbe mettere insieme una giuria e lanciare un premio letterario militante». Qualcosa come il “Premio Profondo”, magari.
Sempre sul fronte letterario un’altra idea è quella del “libro nella bottiglia”, ovvero «vendere la bottiglia di Amaro Nziria insieme a un’altra vuota con dentro un messaggio scritto», precisa Crua.
Un’idea che arriva da Napoli e che potrebbe incrociare l’obiettivo di «mettere in contatto le madri di Scampia, molte delle quali hanno i propri figli in carcere, con quelle centroamericane o dei Balcani, i cui figli sono scomparsi».
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E infine la realizzazione di altri prodotti non alcolici nel rispetto delle tradizioni religiose di alcune persone, come le madri tunisine: «Le conosciamo da dieci anni, ma dare loro un supporto economico attraverso la vendita di una bottiglia alcolica ci sembrava un po’ complesso», confessano i due membri di Carovane Migranti.
Per esempio, il caffè potrebbe essere un elemento di unione. «Abbiamo contatti con le madri del Guatemala che producono caffè, in Italia ci sono realtà che importano il caffè zapatista e si potrebbe pensare a coinvolgere dei produttori di caffè bosniaco».
Donadio già assapora «una combinazione di due caffè diversi, uno centroamericano e uno bosniaco, magari anche con la džezva e le istruzioni per prepararlo».
Dal Messico alla rotta balcanica
Se geograficamente America centrale e penisola balcanica sono lontanissime, sul piano della violazione dei diritti umani sembrano avere diversi punti di contatto.
Come ricordano Donadio e Crua di Carovane Migranti, «anche lungo la rotta balcanica le persone spariscono e le famiglie iniziano a cercarle, mentre le reti criminali si impossessano dei passaggi». Meccanismi che «si ripetono a ogni latitudine, in America centrale sono semplicemente iniziati diversi anni prima».
Insomma, al netto delle differenze, «i Balcani sono forse ciò che più assomiglia al Messico nelle rotte migratorie recenti».
Ed è per questo che l’impegno di organizzazioni dal basso è fondamentale ovunque, anche nella penisola balcanica. Come dimostra il progetto finanziato da Spiriti Resistenti in Montenegro.
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«Abbiamo sentito parlare di Spiriti Resistenti da amici e attivisti italiani che ci hanno messo in contatto», racconta a BarBalcani Sabina Talović, fondatrice del centro ‘Bona Fide’ a Pljevlja.
«Siamo un’organizzazione femminista e antimilitarista, la nostra missione è la promozione e la protezione dei diritti umani, ma anche l’uguaglianza di genere e la pace duratura». Con un focus sulle persone che percorrono la rotta balcanica per cercare di raggiungere i Paesi dell’Europa centrale e settentrionale.
«Negli ultimi cinque anni il centro ha fornito supporto a più di 17 mila persone migranti», spiega Talović, sottolineando la situazione «molto difficile e complessa» che vivono queste persone attraversando la regione.
Una situazione pesante anche in Montenegro, Paese raramente menzionato quando si parla di rotta balcanica. «Lo è soprattutto a Pljevlja, dove viviamo e lavoriamo», confessa la fondatrice di ‘Bona Fide’, facendo riferimento a un ulteriore aspetto: «L’ostilità dei cittadini verso le persone migranti».
Non aiuta il fatto che «non ci sono strategie o soluzioni sistemiche a livello statale», e nemmeno che alla guida del paese ci sia un sindaco di Nuova Democrazia Serba, partito di estrema destra nazionalista.
Tutto questo fa sì che a Pljevlja «le attiviste che sostengono le persone migranti sono sotto forte pressione» e in condizioni particolarmente difficili: «Siamo state persino aggredite fisicamente», denuncia Talović.
Ecco perché le donazioni sostenute da progetti come Amaro Nziria sono davvero vitali: «Ci garantiscono la sopravvivenza, il proseguimento del lavoro e il sostegno alle persone in movimento».
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Non c’è dubbio. Oggi al bancone di BarBalcani non può che esserci Nziria, l’Amaro profondo.
«Non è estremo, ha un equilibrio con note di astringenza e altre più amaricanti, insieme a dolcezza e rotondità, e quello che rimane sul fondo è la parte gradevolmente amara», spiega Donadio, che con Zoppi ne ha ideato e sviluppato la ricetta.
Proprio la volontà di unire i profumi del Mediterraneo con le terre d’Oltreoceano ha portato all’estrazione di 17 tra erbe e spezie.
In entrata si percepiscono rabarbaro, china, genziana e artemisie. Timo e achillea apportano una componente lievemente astringente, che si sposa con maggiorana e coriandolo. Il finale si caratterizza di una persistenza amara e una freschezza in cui si esalta la parte floreale di rosa, luppolo, sambuco, gelsomino e quella agrumata di arancia e pompelmo.
Questo è Amaro Nziria. Molto più di una storia sul fondo della bottiglia.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la decima tappa di questa stagione.
Un abbraccio e buon cammino!
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