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The Yugoslav Wars // Le guerre in Jugoslavia
Ottobre '94. L'illusione della riscossa
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Ottobre '94. L'illusione della riscossa

Ottobre 1994.

Il fallimento della non-visita di Papa Giovanni Paolo II a Sarajevo porta in eredità una rinnovata ondata di violenza sul campo di battaglia bosniaco [puoi recuperare qui l’ultimo episodio di BarBalcani - Podcast].

A Mostar si riaccende la tensione tra gli ultranazionalisti croato-bosniaci e i bosgnacchi, a Sarajevo la situazione è disperata per il blocco dei convogli umanitari imposto dai serbo-bosniaci.

E mentre il presidente serbo, Slobodan Milošević, si mette al lavoro per convincere la comunità internazionale a revocare le sanzioni contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, è la Republika Sprska a vivere il suo momento di crisi più nera.


Altri sei mesi di embargo

Il Piano del Gruppo di contatto per la pace in Bosnia ed Erzegovina è a tutti gli effetti morto con il risultato del referendum popolare in Republika Srpska a fine agosto.

Tuttavia i serbo-bosniaci hanno tecnicamente fino al 15 ottobre per dare una risposta. Di fronte alla bocciatura in vista, il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, ha già promesso di chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di revocare l’embargo internazionale sulla fornitura di armi in Bosnia ed Erzegovina.

Ancora prima della scadenza dei termini ufficiali, però, è lo stesso Clinton a suggerire una moratoria di altri sei mesi sullo stesso embargo, per guadagnare tempo nel negoziare una soluzione di pace.

Il Consiglio di Sicurezza rinnova di conseguenza per un altro mezzo anno il mandato dell’UNPROFOR in Bosnia ed Erzegovina (fino alla fine di marzo del 1995) in un clima di parziale soddisfazione sia a Mosca sia a Parigi e Londra.

Contrariamente alle aspettative non batte ciglio il presidente bosniaco, Alija Izetbegović, il cui governo sta rimpinguando in gran segreto il proprio arsenale bellico grazie al flusso di armi di contrabbando dall’Iran e dalla Turchia. Dall’inizio dell’estate Sarajevo riceve ogni mese circa 2000 pezzi di artiglieria, missili anticarro statunitensi Stinger e quelli cinesi Red Arrow 8.

A inizio ottobre, anche grazie ai dissidi tra Belgrado e Pale che stanno frammentando il campo serbo, è tutto pronto per la controffensiva bosgnacca.

I finanziatori in denaro e armi della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, tra Paesi (in verde) e organizzazioni estremiste (in nero) dell’area islamica

Offensive convergenti

L’offensiva dell’esercito bosniaco parte da Sarajevo il 3 ottobre, quando le truppe bosgnacche puntano alla conquista dell’area attorno al monte Igman, per aprire un passaggio verso le enclave della Bosnia orientale.

L’obiettivo è quello di conquistare posizioni strategiche attorno alla capitale e tagliare le linee di collegamento delle forze guidate da Ratko Mladić.

Ma quella di Sarajevo è solo la prima di una serie di azioni belliche contro i serbo-bosniaci che, per tutto il mese di ottobre, fornisce la netta sensazione che sia arrivato per i bosgnacchi il momento della riscossa sul terreno di battaglia.

I territori controllati dai serbo-bosniaci (in rosa), dai bosgnacchi (in verde) e dai croato-bosniaci (in giallo)

La più grande offensiva viene lanciata il 22 ottobre da Bihać, enclave riconquistata tra luglio e agosto con la sconfitta della Regione autonoma della Bosnia Occidentale.

Anticipando un attacco serbo-bosniaco all’enclave stessa, il 5° corpo d’armata dell’esercito bosniaco guidato dal generale Atif Dudaković scatena l’Operazione Grmec-94, arrivando in quattro giorni a conquistare l’altopiano di Grabež.

Facendo base nell’altopiano a est di Bihać, nell’ultima settimana di ottobre il 5° corpo d’armata riconquista 250 chilometri quadrati di territorio controllato dall’esercito serbo-bosniaco. Viene addirittura messo a rischio il collegamento ferroviario tra Banja Luka (capitale de facto della Republika Srpska, in Bosnia) e Knin (capitale della Repubblica Serba di Krajina, in Croazia).

A questo si aggiunge che, dopo quasi due anni di tregua, il Consiglio di difesa croato (l’esercito croato-bosniaco) sferra un attacco a sorpresa contro i serbo-bosniaci nell’area attorno alla città di Kupres, persa nell’aprile del 1992.

A metà strada tra Bihać e Mostar, la città di Kupres rappresenta un centro di enorme importanza per il controllo della Bosnia centrale e dell’Erzegovina occidentale. Ma soprattutto un possibile nuovo inizio di collaborazione sul campo tra le forze armate bosgnacche e croato-bosniache.

Il territorio controllato prima dell’estate del 1994 dalla Regione autonoma della Bosnia Occidentale (in azzurro), dalla Repubblica di Bosnia ed Erzegovina (in verde), dalla Republika Srpska (in rosa), dalla Repubblica Serba di Krajina (in giallo) e dalla Croazia (in arancio)

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