BarBalkans
The Yugoslav Wars // Le guerre in Jugoslavia
Ottobre '92. Il groviglio armato in Bosnia
0:00
Current time: 0:00 / Total time: -4:07
-4:07

Ottobre '92. Il groviglio armato in Bosnia

Ottobre 1992.

È alta la tensione tra Sarajevo e l’Occidente, a causa dell’atteggiamento passivo dei caschi blu delle Nazioni Unite rispetto alle violazioni dei diritti umani da parte dei serbo-bosniaci e della politica di acquiescenza che fa il gioco dei più forti, i serbi [puoi recuperare qui l’ultimo episodio di BarBalcani - Podcast].

Mentre si ingrossano le vie del contrabbando di armi, la Jugoslavia viene espulsa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La Federazione di Tito non esiste più e la nuova Federazione serbo-montenegrina deve ripresentare domanda di adesione.

Intanto in Bosnia ed Erzegovina si iniziano a manifestare gli effetti della politica estremista del presidente croato, Franjo Tuđman, che ha mire egemoniche su parte della Repubblica confinante.


L'accordo tra serbi e croati

Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre Belgrado e Zagabria avviano una trattativa di pace, nonostante i contemporanei attacchi serbi al paese di Bosanski Brod.

Tuđman e il presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, Dobrica Ćosić, siglano una dichiarazione congiunta in 8 punti per la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.

I serbi riconoscono le frontiere comuni, mentre i croati si impegnano a garantire alla Krajina uno statuto speciale. Inoltre, l’esercito jugoslavo si dovrebbe ritirare dalla penisola di Prevlaka (all’ingresso delle Bocche di Cattaro), ultimo pezzo di terra croata ancora occupato.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sancisce la validità dell’accordo Tuđman-Ćosić con la Risoluzione 779: entro il 20 ottobre la penisola deve essere smilitarizzata e controllata dai caschi blu fino a nuovo ordine.

A pagare le conseguenze dell’intesa tra serbi e croati sono non solo i musulmani di Bosnia, ma anche i croati della Posavina (la regione bosniaca settentrionale, bagnata dal corso del fiume Sava).

In cambio di Prevlaka e dell’Erzegovina Occidentale, Tuđman dà l’ordine improvviso all’esercito di ritirarsi da Bosanski Brod, conquistata dai serbi in soli due giorni (tra il 6 e l’8 ottobre).

Una scelta azzardata, che permette all’esercito serbo di controllare tutta la riva destra della Sava (quella bosniaca), garantendo la sopravvivenza e il collegamento sia con la Republika Sprska sia con la Repubblica Serba di Krajina.

Bosanski Brod e la regione della Posavina (Bosnia ed Erzegovina)

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU cerca di tenere la situazione sotto controllo prendendo due decisioni.

La prima è di costituire un gruppo di esperti incaricati di raccogliere prove delle violazioni del diritto umanitario in Jugoslavia. Con la Risoluzione 780 del 6 ottobre si pongono le basi per un Tribunale internazionale sul modello di Norimberga.

La seconda è di imporre la chiusura dello spazio aereo bosniaco a tutti i voli militari. La Risoluzione 781 del 9 ottobre prende di mira i serbi, che utilizzano gli aeroporti di Banja Luka e Belgrado per attacchi aerei in Bosnia ed Erzegovina e su Sarajevo.

La no-fly zone sulla Bosnia non impedisce però a Radovan Karadžić e Ratko Mladić (rispettivamente presidente e comandante dell’esercito della Republika Srpska) di bombardare al napalm Gradačac e Brčko.

Un’azione che il 15 ottobre induce la NATO a utilizzare il sistema radar aviotrasportato AWACS (Airborne Early Warning and Control System) per monitorare il rispetto dello spazio aereo sottoposto a interdizione di voli militari.

Da sinistra: il presidente della Republika Srpska, Radovan Karadžić, e il comandante delle forze serbo-bosniache, Ratko Mladić

Scoppia il conflitto croato-bosgnacco

In Bosnia l’intesa tra croati e serbi aizza il nazionalismo dei croato-bosniaci, rinfocolato dall’opposizione alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegale la Repubblica croata dell’Erzeg-Bosnia nata a luglio.

Le tensioni crescenti per tutto il mese sfociano il 25 ottobre nell’attacco croato alla città di Prozor, definita “la cruna dell’ago” per il suo ruolo strategico lungo l’asse Spalato-Sarajevo e per il controllo dell’Erzegovina e della Bosnia centrale.

La città di 15 mila abitanti (di cui un terzo bosgnacco) viene conquistata, saccheggiata e ribattezzata Tuđmangrad dalle truppe del Consiglio croato di difesa e da paramilitari con insegne ustascia (il movimento nazionalista alleato con nazisti e fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale).

Dopo massacri ed eccidi, i combattimenti si estendono anche a Novi Travnik, Vitez e Mostar. Il capo dell’esercito bosniaco, Šefer Halilović, chiede una tregua, respinta al mittente.

È così che croato-bosniaci e serbo-bosniaci iniziano a ostacolare il transito di convogli umanitari diretti verso Sarajevo da Spalato, distante solo 160 chilometri ma con 12 posti di blocco in mezzo.

Ogni settimana nella capitale bosniaca dovrebbero arrivare 9200 tonnellate di cibo, ma alla metà di ottobre la quantità si ferma a 1100 tonnellate.

Un funzionario dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) a Zagabria, José Maria Mendiluce, lancia l’allarme sul rischio che - stando così le cose - nell’inverno del 1992 in Bosnia potrebbero morire di fame, freddo e malattie più di 400 mila persone.

La “strada della speranza” tra Spalato (Croazia) e Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina)

Il ponte serbo tra Bosnia e Croazia

Il nuovo fronte di guerra tra gli ex-alleati nella Repubblica di Bosnia ed Erzegovina va a vantaggio di serbi e serbo-bosniaci, che ne approfittano il 28 ottobre per conquistare Jajce, la capitale medievale del Regno di Bosnia.

La presa della città provoca un esodo di oltre 30 mila persone, che cercano di fuggire verso la Croazia. Ma Zagabria ha chiuso da luglio le frontiere e tutti i profughi vengono respinti verso Travnik lungo il “sentiero del Vietnam”, un passaggio esposto al fuoco serbo.

Il giorno precedente a Ginevra è andato in scena un teatrino quantomeno pietoso, anche se con le migliori intenzioni diplomatiche.

In linea con quanto stabilito dalla Conferenza di Londra, è stata esaminata la carta della Bosnia ed Erzegovina per trovare una soluzione che impedisca lo smembramento della Repubblica in tre parti.

Il piano elaborato nel quadro dei colloqui di Ginevra è una suddivisione in 7/10 province etnicamente miste ma dall’ampia autonomia amministrativa e un governo centrale responsabile di difesa, commercio e politica estera.

Jajce (Bosnia ed Erzegovina)

Ma la conquista di Bosanski Brod a inizio mese ha galvanizzato Belgrado, dimostrando che i diplomatici occidentali stanno creando equilibri sulla carta che non hanno nessuna corrispondenza con la realtà.

L’esercito del presidente serbo, Slobodan Milošević, ora controlla tutti i ponti tra le due sponde della Sava. Non esiste nessun passaggio che non colleghi le “terre serbe” in Croazia e in Bosnia.

Ecco perché l’ultimo giorno di ottobre a Prijedor, a una sessantina di chilometri da Banja Luka, si riuniscono in seduta comune gli autoproclamati Parlamenti dei serbi di Croazia e di Bosnia.

In questa occasione viene proclamata l’unione delle due Repubbliche serbe, tappa intermedia di un obiettivo finale condiviso con Belgrado: la creazione della Grande Serbia.

Si apre così una nuova fase dell’assedio di Sarajevo, sottoposto a un nuovo attacco in grande stile da parte delle forze serbo-bosniache di Mladić.

La capitale bosniaca - assediata da inizio aprile - è diventata il simbolo della resistenza e della sopravvivenza della Repubblica. Per Belgrado la sua capitolazione non ha un particolare significato strategico, ma è tutto psicologico.

Secondo la visione nazionalista questo scenario dovrebbe rianimare il popolo serbo, preannunciando la disfatta dei musulmani, e rinsaldare la fiducia in Milošević in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali del 20 dicembre.

La mappa della Grande Serbia

Se pensi di conoscere qualcuno interessato a questa newsletter, perché non regalargli un abbonamento?

Give a gift subscription

Qui l’archivio di BarBalcani - Podcast:

A questo link puoi trovare il riassunto del 1991.

Discussion about this episode