S4E19. Vivere i Balcani '7' note alla volta
Intervista a Ivan Kovačević, contrabbassista dei Barcelona Gipsy Balkan Orchestra, durante il Balkan Trafik Festival a Bruxelles. Tra una band sempre caleidoscopica e il nuovo album di svolta musicale
Caro lettore, cara lettrice,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter dai confini sfumati.
È come un pizzicore che parte dal piede, su e giù, su e giù. Poi risale lungo la spina dorsale, come un brivido di piacere, e si espande in tutto il corpo, mettendo in moto ogni arto, ogni muscolo. Stare fermi è impossibile. Batti le mani, scuoti le spalle, saltelli e danzi al ritmo della musica, senza nemmeno sapere da dove venga questa fluidità. La platea è frenetica, euforica, come posseduta da un’energia ancestrale, sprigionata da sei strumenti inarrestabili e una voce profondissima e seducente.
Descrivere a parole le sensazioni tutte fisiche ed emotive provate durante un concerto è da sempre una delle sfide più inafferrabili per la mente umana. E quando si tratta di musica folk - balcanica, zigana - la meta diventa ancora più irraggiungibile.
Se il rischio di un fallimento narrativo è quasi assicurato, questa può essere però la scusa perfetta per raccontare un progetto musicale e culturale raffinato e dirompente. Che dai Balcani - passando per Barcellona - arriva fino a Bruxelles e in moltissime città europee.
A raccontare a BarBalcani della caleidoscopica Barcelona Gipsy Balkan Orchestra è il suo contrabbassista, Ivan Kovačević, nel backstage prima dell’attesissimo concerto del 26 aprile al Balkan Trafik Festival a Bruxelles.
Con un’anteprima esclusiva sul risultato di due anni di lavoro sperimentale della band che da anni fonde sonorità balcanico-mediterranee con vene blues, tango e persino reggae. Prima di ritornare a riaccendere gli spiriti danzanti con un folk dall’anima tutta balcanica. E tutta europea.
Da Barcellona con passione
I Barcelona Gipsy Balkan Orchestra nascono nel 2012 nella città spagnola come Barcelona Gipsy Klezmer Orchestra, risultato di incontri musicali che spaziano dall’Europa orientale alla Spagna, fino al Medio Oriente. E ovviamente i Balcani.
Dopo la partenza del co-fondatore, il clarinettista serbo Robindro Nikolić, a partire dal 2015 la band evolve nella sua forma attuale (ma mantenendo l’acronimo BGKO).
«Dodici anni e sette album, è trascorso davvero un sacco di tempo, molte cose e quasi tutti gli artisti sono cambiati» da quel 2012 in cui è iniziato il cammino della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra, racconta a BarBalcani Kovačević sotto il palco del Balkan Trafik Festival.
«Ma la cosa più importante è rimasta, la voglia di condividere il viaggio musicale con il pubblico, il modo in cui concepiamo la musica e la vita, il modo in cui vediamo la musica balcanica». Perché, con una metafora piuttosto azzeccata, il contrabbassista serbo spiega che «siamo come uno scrittore che migliora continuamente leggendo e scrivendo, solo che noi lo facciamo attraverso la musica».
Leggi anche: S3E19. Perché i Balcani si chiamano Balcani
Questa caratteristica di «trasformarci, imparare ogni giorno, far evolvere le nostre opinioni e le nostre parole» deriva anche da una delle maggiori particolarità della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra: la provenienza geografica dei suoi membri.
Spagna, Francia, Serbia, Italia (con l’energia e la profondità vocale di Margherita Abita), solo per citare i Paesi di origine degli artisti permanenti che attualmente compongono la band. «Io sono l’unico di origine balcanica in questo momento, ma è davvero molto importante il fatto che veniamo da tutta Europa», mette in chiaro Kovačević con una sicurezza che non tradisce alcun dubbio a riguardo.
Leggi anche: Edizione straordinaria - Dubioza kolektiv
La diversità è la spina dorsale della band, e non solo a livello geografico. «Nessuno suonava musica balcanica prima di unirsi a questo gruppo, proveniamo tutti da generi e culture musicali diverse». Qualcuno suonava tango, qualcuno jazz, blues e rock and roll «come me», e altri reggae «o addirittura musica house».
Ognuno di questi artisti «ha portato un linguaggio specifico e particolare», fino a «mescolarci in questa cultura musicale balcanica, lavorando insieme per tutti questi anni e creando qualcosa di nuovo».
Anche grazie al fatto che ciascuno ha «l’esigenza artistica» di mantenere anche altri progetti paralleli alla Barcelona Gipsy Balkan Orchestra, «questo impegno al di fuori della band permette a tutti noi di portare qualcosa che gli altri non conoscono e, anche in questo modo, di crescere insieme».
In fondo, come ricorda Kovačević osservando il palco alle sue spalle, «siamo musicisti 24 ore su 24, questo è il nostro lavoro ma anche la nostra vita».
Proprio come la vita
Anche la musica balcanica può essere «una sorta di modo di vivere, per me lo è», conferma Kovačević con addosso tutta l’adrenalina dell’esordio al Balkan Trafik Festival.
Per capire l’importanza di questo Festival per diffondere la propria musica, il contrabassista della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra ricorda prima di tutto che «abbiamo già suonato in alcuni festival, ma non siamo ancora così abituati». E soprattutto che «sappiamo che molte persone vi partecipano, siamo felici ed emozionati perché per noi la cosa più importante è creare un legame con il pubblico».
Vivere la musica balcanica e trasmetterla al pubblico significa anche relazionarsi ai Balcani e a ciò che rappresentano nell’immaginario collettivo dentro e fuori la regione. «Io sono cresciuto lì, ho ascoltato quella musica che negli anni Novanta ha attraversato un periodo difficile, ed è stato molto difficile relazionarsi».
Leggi anche: S2E15. Una raffica di note musicali
Eppure, quando 23 anni fa il musicista serbo si è trasferito a Barcellona, «mi sono reso conto del suo potenziale e del fatto che ha molto da offrire, perché porta con sé molta storia e le persone che la producono ci mettono tutto il cuore».
In altre parole, «la musica balcanica rappresenta le persone di ognuno di questi Paesi per ciò che sono realmente», sorride Kovačević nel riassumere il senso del lavoro della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra in giro per l’Europa.
Paesi come l’Italia e la Francia - «a differenza della Spagna» - presentano molte connessioni e un quadro frizzante, «perché hanno avuto una sorta di rivoluzione balcanica» tra gli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila.
«Credo che il motivo sia per come questa musica va dritta al cuore delle persone: puoi ballare, piangere, ridere, cantare, come vuoi in quel momento». Per Kovačević la musica balcanica «è come la vita stessa, è questa la parte più bella».
Allo stesso tempo, per chi viene e vive nell’Europa Occidentale «sono più difficili da comprendere fino in fondo i ritmi particolari e la miscela di influssi turchi e russi». Ecco perché questa musica «da un lato è molto facile da capire, ma dall’altro può essere più ostico abituarsi».
Leggi anche: S3E14. La Balkan wave del rap italiano
Sette
Per abituarci a questa musica travolgente, viene in nostro soccorso proprio la Barcelona Gipsy Balkan Orchestra con una novità freschissima.
Il 3 maggio - pochi giorni dopo il concerto al Balkan Trafik Festival e alla vigilia della pubblicazione di questa newsletter - è uscito il nuovo album della band, “7”.
Siete, Sette, Set, Sept, Седам, Zazpi, Επτά, Сім.
«Sette è un numero molto importante per diverse culture in tutto il mondo», Kovačević spiega a BarBalcani cosa si nasconde dietro questa scelta. «È un numero particolare, e in qualche modo anche strano», carico di simbologia laica e spirituale, «che abbiamo trovato in molti posti in cui non ci aspettavamo».
“7” è il settimo album in studio, che allo stesso tempo rappresenta un inedito per la band: «La maggior parte è composta da nostre canzoni originali», continua il contrabbassista, precisando che «abbiamo sempre composto musica, ma è la prima volta che scriviamo testi nostri».
E poi questo numero è anche il simbolo dell’unione delle storie - delle origini, delle culture, dei modi di vivere e pensare - dei sette membri della band.
«Diverse canzoni sono state pubblicate come singoli negli ultimi anni, questa è la conclusione di un viaggio iniziato due anni fa tutti insieme», conclude con un sorriso Kovačević.
Una strada per sette destini. Sette strade con una stessa destinazione.
La Barcelona Gipsy Balkan Orchestra. La musica balcanica in tutta Europa.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Sul bancone di BarBalcani non può mancare qualcosa di assolutamente in linea con lo spirito della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra.
«Rakija naturalmente!», Kovačević non ha dubbi. «Personalmente consiglio dunjevača», la rakija di mele cotogne - «membrillo in spagnolo» - che è «molto popolare in Serbia e in tutti i Balcani».
Se hai buona memoria, forse ricorderai il consiglio ricevuto in occasione del Balkan Trafik Festival dell’anno scorso: Maksuzija, la rakija prodotta dai nostri amici Dubioza kolektiv.
«Questa parola descrive un regalo speciale, per esempio quando si ha un ospite importante, si dice: “Questa è maksuzija, è qualcosa di speciale per te!”», aveva spiegato il bassista Vedran Mujagić a BarBalcani in un’intervista esclusiva. E uno dei loro «regali speciali» è proprio la dunjevača.
Consigliata dalla Barcelona Gipsy Balkan Orchestra, prodotta Dubioza kolektiv. Bevuta tutti insieme al Balkan Trafik Festival di Bruxelles.
Leggi anche: S4E13. Il gastronazionalismo non sa di niente
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la ventesima tappa di questa stagione.
Un abbraccio e buon cammino!
Se hai una proposta per scrivere un articolo, un’intervista o un reportage a tema balcanico, puoi inviarla a redazione@barbalcani.eu. I contributi esterni saranno pubblicati nella sezione dedicata Open Bar.
Il sostegno di chi ogni giorno - leggendo e condividendo - dà forza a questo progetto è fondamentale anche per mantenere gratuita e per tutti la newsletter BarBalcani.
Perché dietro un prodotto sempre più originale c’è un sacco di lavoro nascosto, per sviluppare nuove idee, interviste e collaborazioni. Che può essere reso possibile anche grazie al tuo supporto.
Ogni secondo mercoledì del mese riceverai un articolo-podcast mensile sulle guerre nell’ex-Jugoslavia, per ripercorrere cosa stava accadendo nei Balcani di 30 anni fa, proprio in quel mese.
Puoi ascoltare l’anteprima di Le guerre in Jugoslavia ogni mese su Spreaker e Spotify.
Se non vuoi più ricevere qualcuna tra le newsletter di BarBalcani (quella bisettimanale in italiano e inglese, i contributi esterni di Open Bar, il podcast mensile Le guerre in Jugoslavia per gli abbonati), puoi gestire le tue preferenze su Account settings.
Non c’è più bisogno di disiscriversi da tutto, se pensi di ricevere troppe mail da BarBalcani. Scegli i prodotti che preferisci!