XXVI. Il ritorno della grande Jugoslavia
Con la qualificazione di Macedonia del Nord e Croazia, dopo 20 anni più di una squadra dei Balcani parteciperà agli Europei di calcio. Ma quanto sarebbe competitiva una formazione ancora unita?
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter che dà voce alle storie dai Balcani occidentali alla vigilia dei 30 anni dall’inizio delle guerre nell’ex-Jugoslavia.
Tra le tante cose che sono saltate in questo anno fustigato dalla pandemia di Coronavirus, ogni appassionato di calcio ha segnato con un cerchio rosso i mesi di giugno-luglio.
Euro 2020, la prima edizione itinerante del massimo torneo di calcio maschile per nazionali europee, non si è potuto disputare per ovvi motivi.
A fine marzo erano in programma i playoff, per definire chi avrebbe conquistato gli ultimi 4 posti disponibili, e poi via con la fase finale. Con l’obiettivo di sottrarre lo scettro di campione d’Europa al Portogallo di Cristiano Ronaldo.
E invece niente. Niente partite d’estate delle nazionali e tutto rimandato al 2021.
A parte i playoff, che sono stati recuperati lo scorso 12 novembre.
Ungheria, Slovacchia, Scozia. E la piccola Macedonia del Nord.
Per la prima volta nella sua storia, la nazionale balcanica si è qualificata alla fase finale di un Europeo, un traguardo clamoroso.
Ma ancora più storico è che - a 20 anni da Euro 2000 - più di una nazionale che componeva l’ex-Jugoslavia parteciperà al massimo torneo d’Europa, grazie alla già assodata qualificazione della Croazia.
Un piccolo lumicino di speranza che la fantasia del calcio balcanico torni a occupare il posto che merita.
Col sogno impossibile che la grande Jugoslavia - quell’eterna incompiuta - possa un giorno tornare a calcare i rettangoli verdi d’Europa.
L’uomo del destino
Goran Pandev ha 37 anni. È nato nella città di Strumica, gioca a calcio da quando ha imparato a camminare. E fa l’attaccante.
Ottimo mancino, buon dribbling e uno spiccato senso per mandare in porta i compagni di reparto.
In Italia chiunque mastichi un po’ di calcio lo conosce bene. Lo porta via dalla Macedonia del Nord l’Inter nel 2001, che lo fa esordire in Primavera (a 18 anni ha già un Torneo Viareggio e un campionato Primavera in bacheca).
Fa un po’ di esperienze in prestito in altri club (Spezia e Ancona), prima di approdare alla Lazio nel 2004, nell’affare che portò un’altra vecchia conoscenza balcanica in nerazzurro, il serbo Dejan Stanković.
Dopo 5 stagioni e mezza alla Lazio - 48 gol in 159 partite a referto - torna all’Inter nel gennaio 2010. È l’Inter di José Mourinho, quella che di lì a pochi mesi avrebbe vinto il Triplete: Coppa Italia, Campionato e Champions League.
Rimane per sole due stagioni, ma sarà ricordato per la sua dedizione alla squadra, l’etica del lavoro e il rispetto di ogni decisione del mister (oltre al gol della rimonta sul Bayern München il 15 marzo 2011 che, prima di questo 2020, ha sempre definito «il gol più importante della mia carriera»).
Viene ceduto al Napoli. Poi una stagione al Galatasaray, prima di tornare nel 2015 in Italia, al Genoa. Qui trova continuità, puntando verso la fine della carriera.
Quella 2019/20 dovrebbe essere la sua ultima stagione. Prima di provare a fare il miracolo: portare agli Europei la sua Macedonia del Nord, di cui è capitano e bandiera.
E poi arriva l’inimmaginabile. La pandemia, i lockdown, la posticipazione del torneo al 2021.
Pandev però è l’ultimo a scoraggiarsi. Annuncia subito di voler posticipare di un anno il suo ritiro, per guidare la nazionale nei playoff contro la Georgia.
12 novembre. Boris Paichadze Dinamo Arena, Tblisi. I georgiani hanno il vantaggio di giocare in casa, per quello che può voler dire in uno stadio senza pubblico.
Il primo tempo scorre senza reti e senza particolari emozioni.
All’11’ del secondo tempo il macedone Elmas scende sulla fascia sinistra. Un paio di finte, uno-due con Pandev, scarico su Nestorovski al vertice dell’area di rigore.
Nestorovski imbuca dentro, dove Pandev è pronto in agguato a buttarla dentro col mancino, dopo uno stop di destro. È 0-1 per la Macedonia del Nord.
La partita scorre, la Georgia non riesce a pareggiare i conti.
E la Macedonia del Nord raggiunge la sua prima storica qualificazione a un Europeo.
Grazie al gol della carriera di Pandev. L’uomo del destino per un popolo intero.
Jugo-Bonito. L’eterna incompiuta
La Macedonia del Nord va quindi a raggiungere la Croazia a Euro 2020, qualificatasi come prima nel suo girone.
Due nazionali delle sette che componevano la Jugoslavia unita.
Poche? Probabilmente sì. Ma è come se la regione del Belgio-Paesi Bassi si dividesse in sette Stati. Quante delle rispettive nazionali sarebbero competitive in Europa?
E poi era da 20 anni che non succedeva. Erano i tempi della Jugoslavia (non quella unita, ovviamente) di Mihajlović e Stanković e la Slovenia di Zahovič.
Entrambe nel gruppo C a Euro 2000 (Belgio/Olanda): la Slovenia ultima nel girone, la Jugoslavia uscì ai quarti con una sonora sconfitta (6-1) per mano dell’Olanda.
Da lì in poi solo una per ogni edizione. O meglio, solo la Croazia, da Euro 2004 in Portogallo, a Euro 2016 in Francia.
Sono lontani i tempi della grande Jugoslavia. Della squadra più fantasiosa del Vecchio Continente. Del “Brasile d’Europa”.
Quasi 30 anni dall’ultima volta che si vide il Jugo-Bonito su un rettangolo da gioco mondiale. Quasi 30 anni da Italia ‘90.
Quasi 30 dal più grande what if del calcio balcanico.
Lo Jugo-Bonito nacque a Santiago del Cile nel 1987. Erano i Mondiali Under 20 e in campo scendeva una Jugoslavia fresca, fantasiosa, tecnica: Leković, Brnović, Jarni, Prosinečki, Šuker, Boban.
Una squadra che si divertì e fece divertire, vincendo contro Brasile, Germania Est e in finale contro la Germania Ovest ai rigori. Benedetti rigori, quella volta.
Tre anni dopo, ai Mondiali di Italia ’90 si presentò una delle squadre più complete di sempre. La cantera degli ex-Under 20 aggiunse quel tocco di spensieratezza ai muscoli di Jozić, il dribbling di Sušić e l’istinto del killer di Stojković.
Le notti magiche non iniziano alla grande per il “Brasile d’Europa”. La Germania Ovest si impone 4 a 1 all’esordio, ma il riscatto arriva subito con due vittorie su Colombia ed Emirati Arabi.
Nelle rotazioni iniziano a farsi spazio i giovani trionfatori del Mondiale Under 20. Agli ottavi di finale danno una lezione di calcio alla Spagna: 2 a 1, con due perle del bomber Stojković.
Il quarto di finale è allo stadio Artemio Franchi di Firenze, contro l’Argentina. Sì, proprio l’Argentina di Diego Armando Maradona, quella che infranse il sogno dell’Italia di vincere il Mondiale in casa.
Argentina-Jugoslavia promette lampi di fantasia ed estro, una partita scoppiettante, possibilmente piena di gol. Invece rimane inchiodata sullo 0 a 0, anche dopo i supplementari. Si va ai rigori.
Il primo a presentarsi sul dischetto è proprio l’uomo-simbolo di quella Jugoslavia, Dragan Stojković. Ma il suo tiro si stampa sulla traversa: è la metafora di quella spedizione in Italia.
È la metafora della migliore Jugoslavia mai vista: bella e incompiuta.
La lotteria dei rigori finisce 3 a 2 per l’Argentina, di cui si ricorda una parata di Ivković su Maradona. Ma furono decisivi gli ultimi due errori di Hadžibegić e Brnović: quest’ultimo, uno dei giovani del Jugo-Bonito. Altra beffa del destino.
Cala il sipario sull’ultimo Mondiale della Jugoslavia unita. Nel 1991 la Federazione inizia a disgregarsi e il resto è storia.
Una nazionale che sarebbe potuta arrivare fino in fondo, ai Mondiali come agli Europei. Ma che non vinse mai quanto avrebbe meritato.
Ancora vibra la traversa dell’Artemio Franchi.
L’eterna incompiuta non potrà riscattarsi.
Obiettivo: campioni d’Europa
Un’eterna incompiuta, dicevamo, la Jugoslavia. Che mai più potremo vedere scendere su un campo verde.
Ma se provassimo a chiudere gli occhi e immaginare che una Federazione calcistica unita esistesse ancora, cosa potremmo aspettarci? Quale sarebbe la formazione che punterebbe al titolo di campione d’Europa nel 2021?
In tanti si sono dati a questo esercizio di stile. Ma quasi nessun giornalista competente si è mai cimentato.
Ecco perché su BarBalcani diamo il benvenuto a Bernardo Cianfrocca e Marco Vassallo, due giovani promesse del giornalismo sportivo. Due di cui sentirai parlare molto e a lungo. Per merito, studio e dedizione.
Ecco come hanno immaginato loro una nazionale jugoslava di nuovo unita.
La Jugoslavia di Bernardo Cianfrocca
4-3-1-2: 🇸🇮Oblak; 🇲🇪Marušić, 🇭🇷Lovren, 🇲🇪Savić, 🇷🇸Kolarov; 🇭🇷Kovačić, 🇧🇦Pjanić, 🇭🇷Modrić, 🇷🇸Milinković-Savić; 🇷🇸Tadić, 🇧🇦Dzeko
Panchina: 🇸🇮Handanović; 🇽🇰Vojvoda, 🇷🇸Milenković, 🇧🇦Kolašinac; 🇭🇷Brozović, 🇽🇰Rashica, 🇭🇷Rakitić, 🇭🇷Perišić, 🇧🇦Višća; 🇸🇮Iličić, 🇲🇰Pandev, 🇷🇸Jović
Allenatori: 🇷🇸Milutinović/🇷🇸Stanković
- - -
La Jugoslavia di Marco Vassallo
3-5-2: 🇸🇮Oblak; 🇭🇷Vida, 🇷🇸Milenković, 🇲🇪Savić; 🇲🇪Marušić, 🇷🇸Milinković-Savić, 🇭🇷Modrić, 🇭🇷Pašalić, 🇭🇷Perišić; 🇧🇦Dzeko, 🇸🇮Iličić
Panchina: 🇸🇮Handanović; 🇷🇸Kolarov, 🇷🇸Nastasić, 🇭🇷Lovren; 🇭🇷Rakitić, 🇭🇷Brozović, 🇧🇦Pjanić, 🇷🇸Grujić, 🇭🇷Kovačić, 🇭🇷Rog; 🇷🇸Ljajić, 🇷🇸Vlahović
Allenatore: 🇮🇹Gian Piero Gasperini
«Potrebbe essere interessante vedere Gasperini come CT e in una dimensione internazionale. Stimolante pensarlo in una nazionale piena di talento e molto eterogenea, che ha bisogno di un tecnico super partes. Bella sfida, sia per lui che per questa Jugoslavia, con “Gasp” che troverebbe in nazionale due che ha reso grandi: Pašalić e Iličić».
- Marco Vassallo
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di una tappa interamente dedicata al calcio.
Non puoi non aspettarti birra e patatine al bancone del bar.
Seguendo la cavalcata della Macedonia del Nord verso Euro 2020 (+1), all’oste dovremo chiedere una tipica birra macedone. Una lager ottima per una partita in compagnia.
Allora ci darà una Skopsko, la birra più famosa e più venduta nel Paese.
La Skopsko nacque nel birrificio Skopje, fondato nel 1922 e operativo due anni dopo. Venne introdotta con il nome “Light Beer”, ma prima della seconda guerra mondiale fu cambiato in “An Export Beer from Skopje”.
Fu solo all’inizio degli anni Novanta, con l’indipendenza della Repubblica di Macedonia dalla Jugoslavia, che il nome “Skopsko” fu posto al centro dell’etichetta.
È una classica pale lager, chiara e dorata, profumata per la consistente presenza di luppolo. La bassa fermentazione e l’uso del dry hopping la inseriscono nella categoria di India Pale Lager.
Lo slogan: “Skopsko… and everything is possible”.
Anche sognare il ritorno della grande Jugoslavia, ancora una volta unita, per puntare al titolo europeo.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra una settimana, per la ventisettesima tappa! Un abbraccio, buon cammino… e buon Natale!
Ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto. Avendo parlato di Macedonia del Nord, Croazia e calcio, ti lascio alcune vecchie puntate che ti potrebbero interessare:
XXIV. L’erba di Skopje (cannabis light e legalizzazione);
IX. Nel 2020 Alessandro Magno ha conquistato l'Occidente (perché la Macedonia del Nord si chiama proprio così);
III. In Croazia l'Europa ha un problema con #BlackLivesMatter;
I. Calcio, aquile e vendette. L'orgoglio del Kosovo nel cuore delle Alpi
Tutte le altre le puoi trovare qui.
Se non l’avessi ancora fatto, puoi iscriverti a BarBalcani con il tuo indirizzo mail, per ricevere la newsletter sabato prossimo direttamente in posta:
Attenzione! Potresti trovare la newsletter nella cartella “Spam” o, se usi Gmail, in “Promozioni”. Se vuoi riceverla in automatico nella cartella “Principale”, spostala lì. In alto, in un box giallo, apparirà l’opzione per far arrivare le successive in “Principale”.
Se vuoi aiutarmi a far crescere questa pagina, puoi invitare chi vuoi a iscriversi alla newsletter, cliccando sul tasto qui sotto:
BarBalcani è anche su Facebook e Instagram! Cliccaci sopra per seguire le pagine e rimanere aggiornato su tutte le notizie di giornata.
Sulla pagina Linktree trovi invece l’archivio graficamente pulito e aggiornato.