XXIII. Inspire like a girl, ep. 3
Ultimo episodio della trilogia sulle storie di donne di Sarajevo che stanno facendo rinascere la Bosnia. Nina Dumrukcic svela i dietro alle quinte dell'organizzazione del Sarajevo Film Festival
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter che dà voce alle storie dai Balcani occidentali alla vigilia dei 30 anni dall’inizio delle guerre nell’ex-Jugoslavia.
Da tre settimane siamo in viaggio in una trilogia dedicata alle donne di Sarajevo che stanno sfondando le barriere di genere e rinnovando l’immagine della Bosnia ed Erzegovina.
Nel primo episodio, Džana Bašić e Rialda Spahić ci hanno raccontato cosa significa essere una donna nel campo dell’IT (le loro voci qui).
Nel secondo, Erna Šoševic ci ha parlato della sua esperienza di imprenditrice e dell’aiuto ad altre imprese bosniache (qui l’intervista).
Nel terzo e ultimo episodio, scopriremo come uno dei più grandi festival di tutta Europa viene organizzato ogni anno da un gruppo di ragazzi entusiasti: una di loro ci sta per rivelare i dietro alle quinte del Sarajevo Film Festival.
Ma prima ci serve un piccolo trailer:
Il più grande Festival dei Balcani
La nascita del Sarajevo Film Festival risale al 25 ottobre 1995, durante l’assedio di Sarajevo (ricorderai forse l’intervista alla guida turistica Nenad Novaković, altrimenti puoi recuperarla qui).
Nei 12 giorni del 1° Sarajevo Film Festival furono proiettati 37 pellicole di 15 diversi Paesi e, sorprendentemente, parteciparono circa 15 mila persone.
Da allora, ogni anno il Festival è cresciuto sempre più: oggi è seguito da una media di 100 mila visitatori per edizione, con più di 200 film spalmati su 9 giorni.
Dal 2001 l’European Film Association ha scelto il SFF come uno degli 11 festival che possono nominare un film per il premio ‘Miglior cortometraggio Europeo’. Sempre nel 2001 il vincitore del premio ‘Miglior Film’ (poi rinominato nel 2004 premio ‘The Heart of Sarajevo’), No Man's Land di Danis Tanović, vinse anche l’Oscar.
In cooperazione con il Festival Internazionale del Cinema di Berlino e il Berlinale Talent Campus, nel 2007 al Festival è stato affiancato il Sarajevo Talent Campus, una piattaforma educativa e creativa per giovani professionisti emergenti.
Il Festival promuove anche CineLink, il più importante mercato internazionale per le novità del sud-est Europa: giovani registi e produttori hanno la possibilità di presentare i loro ultimi progetti a distributori internazionali, soggetti televisivi e organizzatori di festival.
Il Sarajevo Film Festival si tiene presso il Teatro Nazionale: la Piazza del Festival, con il tappeto rosso, è davanti all’edificio, mentre gli schermi si trovano in teatri, cinema e altri luoghi sparsi per la città. Ogni anno il Festival ospita anche molte celebrità. Qualche esempio?
Robert De Niro, Orlando Bloom, Daniel Craig, Morgan Freeman, Sophie Okonedo, Gillian Anderson, Tim Roth, Alejandro González Iñárritu e altri che scoprirai strada facendo…
E ora, dopo questo breve trailer sul Sarajevo Film Festival, siamo pronti a scoprire qualcosa di più sulla sua organizzazione con la nostra ospite, una ragazza che ha speso molti anni nello staff ufficiale.
Nina Dumrukcic è appena entrata a BarBalcani.
A lei la parola… e il red carpet!
Sii parte di questa storia
Nina, perché hai deciso di partecipare all’organizzazione del Sarajevo Film Festival?
“È molto personale. Ero emozionata dalla prospettiva di legare l’immagine della Bosnia ed Erzegovina a qualcosa che non fosse solo la tragedia della guerra.
Volevo essere parte di una storia positiva, che unisce le persone e celebra i talenti e la bellezza del nostro Paese. Mentre lavoravo con alcuni ospiti famosi, il regalo più grande che potessero farmi era dire: «Sono stato ovunque, ma non ho mai sentito un calore e un’ospitalità simile».
Penso che il Sarajevo Film Festival sia un modo meraviglioso di incontrare persone, creare legami, imparare qualcosa di nuovo e condividere progetti. Unisce il networking e l’esperienza culturale: qui è dove la magia può accadere, mentre discuti di film e allo stesso tempo condividi esperienze”.
Qual era il tuo ruolo nell’organizzazione del Festival?
“Sono stata membro ufficiale dello staff dal 2014 al 2017, mentre negli anni successivi ho aiutato con gli annunci degli ospiti per alcuni programmi dal vivo.
Quando ero nello staff ufficiale, il mio titolo era quello di responsabile del protocollo. Coordinavo gli eventi sul red carpet e gli ospiti VIP: organizzare gli orari della loro permanenza e programmare le loro apparizioni live.
Ero anche incaricata del ‘Human Rights Day’, in cooperazione col governo svizzero e, più recentemente, con quello olandese. Di solito c’era un panel con proiezioni di film su un tema specifico. Per esempio, nella 23ª edizione ce n’era uno dal titolo I diritti delle donne oggi: regressione, stagnazione o progresso?
Un altro grande evento di cui ero responsabile era ‘Coffee with… Programme’, una sessione di domande e risposte con attori e direttori, e poi aiutavo con ‘Open Air Programme’, dove migliaia di persone condividono l’esperienza di vedere film e premiazioni di ospiti”.
Pensa in fretta, goditi il momento
Com’era la tua giornata tipo?
“Allora, iniziava con un incontro per lo staff ufficiale nella piazza principale, con il direttore del Festival e i capi dei dipartimenti: controllavamo che tutto fosse sotto controllo e discutevamo di quello che era successo il giorno prima. Era molto stimolante!
Poi, subito dopo, ero impegnata con il ‘Coffee with… Programme’ e di solito ero molto presa. Soprattutto se c’era qualche star, come John Cleese o Benicio del Toro. Ero la responsabile e dovevo controllare che fosse tutto in ordine: la sicurezza, gli orari, i moderatori.
Durava più o meno un’ora, era fantastico. Poi andavo alla sede di Cinema City per aiutare con alcune proiezioni speciali.
Dopo pranzo preparavo gli eventi sul red carpet, controllando tutti gli orari per la serata: gli arrivi, le sessioni coi fotografi, le interviste live. C’erano molti ospiti, io e la mia collega dovevamo essere in grado di riconoscerli tutti a memoria per comunicare i loro nomi agli annunci.
Una breve pausa e poi il secondo tappeto rosso. Alla fine della serata, andavo a una delle feste organizzate all’interno del Festival per passare del tempo con i miei colleghi. Stavo sveglia dalle 8 all’1 o le 2 di notte del giorno dopo, a seconda di quanto stavo alle feste. Per sette o otto giorno del Festival, era molto intenso!”
Qual è il tuo ricordo più emozionante del Festival?
“Uno dei più incredibili è stato quando ho incontrato John Cleese. La prima cosa che la mia capa mi aveva insegnato era che bisogna sempre mantenere il controllo, perché gli ospiti si fidano che tu ti prenda cura di loro. Devi fare attenzione: la sicurezza prima di tutto. Era abbastanza stressante e c’era molta pressione.
Ricordo che stava aspettando nell’area VIP prima di rilasciare un’intervista. È un attore e regista molto famoso: quel giorno ero molto emozionata, perché sono sempre stata una grande fan del suo lavoro. Si comportò da vero gentiluomo. Mi disse: «Non preoccuparti! Siediti, rilassati e chiacchieriamo. Sono molto felice di essere qui!» Mi ha fatto sentire a mio agio e ci siamo anche fatti una foto.
Ho tanti altri ricordi di quando ho dovuto improvvisare velocemente come risolvere un problema su due piedi, soprattutto durante gli eventi dal vivo quando gli errori sono più evidenti. Ma quando sei lì, devi pensare in fretta”.
Non c’è spazio per l’ego
Da ragazza, ci puoi dire quanto è rilevante la presenza femminile nell’organizzazione del Festival?
“Ci sono molte donne forti, come la direttrice creativa e la capa delle relazioni internazionali: sono entrambe fonti d’ispirazione, molto esigenti ma gentili ed educate, riconoscono i meriti quando necessario. Ci sono molte donne creative e organizzate e anche molte direttrici di film incredibili, che hanno vinto premi non solo al nostro Festival.
In più, il Festival sposa spesso il tema dell’emancipazione femminile. Come dicevo, nel ‘Human Rights Day’ c’era un panel meraviglioso sui diritti delle donne: i film proiettati hanno mostrato una grande varietà di esperienze femminili diverse. Ha avuto un grande impatto”.
Cosa diresti a un ragazzo o una ragazza interessati all’organizzazione del Sarajevo Film Festival?
“È un lavoro molto dinamico. Può essere estremamente appagante, ma non c’è spazio per l’ego: devi essere disposto a correre da una parte all’altra, portare sedie e caffè. Sei in una squadra con tanti altri ragazzi e ragazze creativi, che amano l’arte, la cultura e la cinematografia.
Devi avere la giusta mentalità, se vuoi imparare e scoprire cosa ha da offrire la cultura. Troverai un team di persone stupende, lavorerai tanto e incontrerai molti ospiti e visitatori interessanti. Sarà un’esperienza che ricorderai per tutta la vita!”
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
E così siamo arrivati alla fine anche del terzo episodio di questa tappa/trilogia.
Mentre ci prepariamo a ripartire, non ci resta che ascoltare cosa la nostra ospite abbia da consigliarci al bancone del nostro bar, il BarBalcani.
Nina, la parola di nuovo a te!
“Se fossimo al Festival, ci sarebbero tantissime persone locali e internazionali intorno a noi. Berremmo rakjia: siamo a Sarajevo, abbiamo le migliori… ciliegia, mela cotogna, melograno, albicocca, scegliete voi!
Probabilmente ascolteremmo del rock vecchia scuola, parlando degli eventi a cui andremo il giorno dopo, i film che guarderemo e le persone che incontreremo. Sarebbe davvero un momento divertente!”
Conclusa questa nuova lunga tappa che ci ha accompagnati nel mese dedicato a Sarajevo, è arrivato il momento di riprendere il cammino.
Ci vediamo fra una settimana, per la ventiquattresima tappa.
Un abbraccio e buon cammino!
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