XLVII. Il Paese dei fumetti
Nei Balcani ancora oggi spopola la striscia italiana anni Settanta "Alan Ford". Ma Superciuk, il personaggio che ruba ai poveri per dare ai ricchi, è anche il simbolo della corruzione in Montenegro
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter che dà voce alle storie dai Balcani occidentali nel 30° anniversario dalle guerre nell’ex-Jugoslavia.
Abbiamo fatto escursioni ormai in quasi tutti i campi: nel basket e negli scacchi, nella cannabis legale e nel cinema, nella gastronomia e nei videogiochi, nel calcio e nella musica.
Ma fino a oggi non ci era ancora capitato di parlare di fumetti. È arrivato il momento di rimediare.
Lo faremo a modo nostro, un po’ metaforico (e ringraziando per gli spunti i colleghi di Osservatorio Balcani e Caucaso e il Post).
Lo legheremo a una curiosa tendenza culturale nella regione e a un particolare caso di cronaca di un Paese balcanico.
Il Montenegro del presidente Milo Đukanović.
Il Montenegro di Superciuk.
Un successo d’altri tempi
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire il contesto generale.
Quanti tra noi conoscono la serie a fumetti Alan Ford?
Probabilmente non tutti, se non pochi. Dipende un po’ dall’età, dalla formazione e dagli interessi.
Alan Ford nasce come striscia a fumetti in Italia nel 1969, ideata da Max Bunker (pseudonimo di Luciano Secchi) e Magnus (aka Roberto Raviola) come disegnatore di punta.
È il racconto delle operazioni del Gruppo TNT, una sgangherata banda di agenti segreti che ha la propria sede in un negozio di fiori a New York ed è diretta da un uomo anziano su una sedia a rotelle, Numero Uno.
Alan Ford è il nome di uno dei protagonisti, che per estensione dà il nome alla serie. Grafico pubblicitario a corto di soldi e senza grandi prospettive, è entrato quasi per caso nel Gruppo TNT.
L’aspetto di Alan Ford fu ricalcato su quello dell’attore britannico, Peter O’Toole, ma è a tutti gli effetti un antieroe: timoroso, ingenuo e privo di particolari qualità.
Caratteristiche che contraddistinguono tutto il Gruppo TNT, formato dal Conte Oliver, Grunf, Bob Rock, Geremia e la Cariatide. Il motivo ricorrente è l’inadeguatezza della banda, le ristrettezze economiche e i rocamboleschi colpi di fortuna.
Ma in realtà la trama è solo un pretesto per mostrare la lotta con i problemi di sopravvivenza quotidiana. Il popolo - proletari, borghesi e capitalisti che siano - vengono rappresentati con tutti i loro difetti e in un contesto morale degradato.
La serie Alan Ford è pubblicata ancora oggi. L’apice del suo successo fu però raggiunto tra gli anni Settanta e Ottanta, quando veniva trasmessa in televisione su SuperGulp!
Nel tentativo di esportarlo all’estero, le versioni francese, danese e brasiliana durarono poco.
Al contrario, fu subito molto apprezzato in Jugoslavia e tutt’ora rimane uno dei fumetti più famosi nei Paesi balcanici.
Il sorprendente successo nella penisola balcanica è da attribuire in larga parte alla grande capacità di traduttore di Nenad Brixy. Un lavoro quasi geniale, che ha permesso di adattare lo spirito della serie italiana in lingua serbo-croata.
Fino alla sua morte nel 1984, Brixy seppe trovare buone alternative all’umorismo, ai giochi di parole e ai riferimenti non traducibili letteralmente.
Daniele Onori, responsabile fino al 2015 dell’ufficio Cultura dell’ambasciata italiana a Sarajevo, ha spiegato che «Brixy è riuscito a rendere la specificità milanese di Max Bunker adottando un gergo zagrebese». Una soluzione che «risultava esotica ma simpaticissima anche agli jugoslavi non croati, in particolare ai serbi e ai bosniaci».
Ecco perché Alan Ford è peneatrato là dove viene parlato il serbo-croato: Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Kosovo. Non proprio in tutta tutta la Jugoslavia, «ma solo nelle Repubbliche dove si parlava la stessa lingua, con qualche variante».
A dire il vero sono state realizzate anche edizioni macedoni e albanesi, ma non hanno avuto un grande successo: «Senza il lavoro di Brixy, che scoprì Alan Ford e che per primo lo propose alla casa editrice croata Vjesnik, probabilmente non sarebbe accaduto nulla», conferma Onori.
Nei Paesi dove ha sfondato, Alan Ford ha avuto un significativo impatto culturale. Espressioni prese dalla serie, come “meglio un codardo vivo che un eroe morto” o “sempre meglio vincere che partecipare”, sono entrate nell’immaginario collettivo.
La singolare diffusione di Alan Ford nella penisola balcanica ha anche un’altra ragione d’essere.
In un’intervista per Calvert Journal (rivista che si occupa di cultura dei Paesi dell’ex-blocco sovietico), l’editore croato Ivan Sršen, ha sottolineato come questa serie rappresenti il socialismo jugoslavo in modo involontario ma efficace:
«C’è qualcosa che è allo stesso tempo brutale e gentile nei disegni di Magnus. È un dualismo che era presente anche nel socialismo jugoslavo: gli ideali e la fede in un domani migliore, messi a contrasto con una realtà che sembrava grigia e cinica».
Nel libro La fioreria nella Casa dei fiori, lo scrittore e giornalista Lazar Džamić ha aggiunto che anche «l’atmosfera caotica, disfunzionale e piena di personaggi incompetenti era molto simile a quella della Jugoslavia degli anni Settanta e Ottanta».
Per certi versi, il vecchio Numero Uno era associato al maresciallo Josip Broz “Tito”, presidente e padrone della vita politica jugoslava fino alla sua morte, nel 1980 [se vuoi saperne di più, qui c’è la 27ª tappa, “Capodanno da Tito”].
Il Montenegro di Superciuk
Uno degli antagonisti più celebri e meglio riusciti nella serie Alan Ford è Superciuk. Un villain tutto particolare (e come potrebbe essere altrimenti?), una sorta di antitesi di Robin Hood.
In tutte le sue caratteristiche, lo ritroveremo più tardi sul bancone di BarBalcani. Per ora ci basta sapere che lui ruba ai poveri per dare ai ricchi.
E ora facciamo un passo in avanti.
In Montenegro - uno dei Paesi dove la serie Alan Ford ancora spopola - Superciuk non è solo un personaggio fittizio, ma anche il simbolo di una corruzione dilagante.
Rubare ai poveri per dare ai ricchi.
Fino a dicembre del 2020 succedeva proprio questo: case e appartamenti che potevano essere destinati ai più bisognosi, erano invece consegnati dal governo di Podgorica a funzionari benestanti con già case di proprietà.
25 milioni di euro in prestiti agevolati a 580 procuratori, giudici, magistrati, funzionari e ministri.
«L’elenco dei beneficiari sarà presto rivelato», ha annunciato Vanja Ćalović Marković, capa del Consiglio nazionale per la lotta alla corruzione di alto livello.
Alcune informazioni sono però già trapelate. Nello scandalo sarebbero coinvolti l’ex-presidente della Corte costituzionale, Vesna Medenica, ma anche i procuratori Saša Čađenović, Veselin Vučković e Lidija Vukčević.
Si parla poi di 5 procuratori della Procura speciale della Repubblica, 4 della Procura suprema, 4 giudici della Corte amministrativa, 4 della Corte suprema e 4 della Corte costituzionale, più i rispettivi presidenti.
A tessere la ragnatela di corruzione sarebbe stato l’attuale presidente, Milo Đukanović, padre-padrone del Montenegro da 30 anni [se vuoi saperne di più, ti rimando alla 12ª tappa, “Il canto del cigno jugoslavo”].
Ci sarebbe riuscito grazie al suo dominio incontrastato, personalmente o attraverso i suoi primi ministri del Partito Socialista Democratico (SDP). Ultimo in ordine cronologico, Duško Marković.
Anche dopo la sconfitta del PDS alle elezioni legislative del 30 agosto 2020, sono comunque continuati i favoritismi verso 120 funzionari che dovevano occuparsi dei tre mesi di mandato tecnico.
Pratiche da regime cleptocratico, che teneva sotto controllo il sistema giudiziario a tutti i livelli, dalla procura alla magistratura giudicante.
Non è un caso se i negoziati per l’adesione del Montenegro all’Unione Europea sono rimasti fermi ai capitoli 23 e 24, proprio quelli che riguardano il sistema giudiziario.
Per ora, il nuovo governo di Zdravko Krivokapić ha le mani legate perché il procuratore capo Ivica Stanković e il procuratore speciale Milivoje Katnić non sembrano intenzionati ad aprire le indagini.
In altre parole, bisogna attendere l’approvazione della riforma della giustizia in Parlamento e la ripresa dei negoziati UE con una nuova metodologia [a questo proposito, ti ho preparato un approfondimento su Eunews].
Corrompimi con una casa
C’è un filo rosso che si dipana lungo l’affaire appartamenti. La maggior parte dei finanziamenti o degli aiuti ammontava a una cifra pari a 40mila euro. Di questi prestiti agevolati, si chiedeva di restituire solo il 15/20%.
A livello pratico, quindi, gli appartamenti non venivano direttamente regalati, ma venduti a un prezzo dieci volte più basso rispetto a quello di mercato.
O ancora, si potevano scambiare case di proprietà in provincia, che venivano super-valutate, con appartamenti pregiati nella capitale, che venivano invece deprezzate.
«Questa è solo la continuazione di una vecchia pratica, che durava da almeno dieci anni», è l’accusa di Ćalović Marković, che parte dalle informazioni fornite «dal segretario generale del governo, dai rapporti del Protector of Property and Legal Interests e da oltre 50 notai».
Qualche esempio.
Partiamo proprio dall’ex-presidente della Corte Suprema. Nel 2017 Vesna Medenica avrebbe chiesto un aiuto di 30mila euro alla commissione governativa: ne avrebbe ricevuti 40mila in prestito, a suo carico solo 8mila.
C’è da dire che al tempo Medenica già possedeva una casa di 146 metri quadrati, con uno stipendio di oltre 40mila euro (7 volte uno medio in Montenegro). Se non bastasse, nel 2015 avrebbe regalato alla figlia un appartamento di 80 metri quadrati nello stesso modo.
L’ex-ministro della Cultura, Branislav Mićunović, avrebbe ottenuto un appartamento di 75 metri quadrati a Podgorica per meno di 11mila euro come “spazio per la creazione artistica”. Già ne possedeva uno di 187 metri quadrati, più un locale commerciale di 222.
Un altro ex-ministro, quello dell’Istruzione Damir Šehović, nel 2019 si sarebbe aggiudicato un appartamento di 89 metri quadrati per circa 23mila euro. Prezzi molto più bassi rispetto a quelli mercato, ça va sans dire.
Secondo la capa del Consiglio nazionale per la lotta alla corruzione, questa è solo la punta di un iceberg sommerso molto più grande: «Sarete sorpresi nello scoprire tutti coloro che hanno risolto i loro “problemi” abitativi con i soldi dei contribuenti».
Per stabilire le responsabilità, «purtroppo dovremo attendere la nuova procura a cui sottoporremo tutti i documenti», ha spiegato Ćalović Marković.
Se le accuse saranno accolte dalla giustizia, «il governo deve assumere esperti legali per stabilire come almeno una parte di questi fondi saranno restituiti al bilancio dello Stato».
Ma la cosa più preoccupante è che in tutti questi anni un grande numero di magistrati potrebbe essere stato corrotto nella capacità di esercitare il proprio lavoro in modo imparziale.
Con degli appartamenti in centro.
Un trattamento “speciale” riservato loro dagli ultimi governi, invece di sostenere cittadini in difficoltà economica.
Un classico scenario alla Alan Ford.
La trama perfetta per Superciuk.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio. Una tappa in compagnia di Superciuk, metaforicamente e non.
L’avrai capito, “ciuk” per ciucco, ubriaco. E infatti questo particolare personaggio dei fumetti lo incontriamo anche al bancone di BarBalcani.
Nato nel 1971 dalla geniale penna di Max Bunker, lo spunto arrivò dal portinaio dello stabile milanese dove lo stesso fumettista abitava. Ogni mattina l’uomo lo salutava con un alito che già sapeva un po’ troppo di alcool.
Il portinaio fu soprannominato “semper ciuc” in dialetto milanese. Da “semper ciuc” a Superciuk il passo fu un attimo. E anche l’idea di trasformarlo in un antagonista dell’universo Alan Ford.
Superciuk - al secolo Ezechiele Bluff - è l’alter ego super-cattivo di uno spazzino irascibile a cui piace alzare il gomito.
Dopo l’esplosione di una distilleria, acquisisce un superpotere: una fiatata dall’odore nauseabondo in grado di annientare qualsiasi avversario. Superpotere che alimenta con continue bevute di vini di pessima qualità.
Nel suo lavoro di netturbino, Ezechiele Bluff si imbatte nelle classi più disagiate e poco attente all’igiene, mentre a suo avviso i ricchi sono educati e rispettosi della pulizia.
Per questo motivo, camuffando la propria identità con una maschera, una mantellina e un corsetto, ruba ai poveri per donare ai ricchi.
Superciuk ha sempre con sé una fiasca di vino e un palloncino che gli consente di volare.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra una settimana, per la quarantottesima tappa!
Un abbraccio e buon cammino!
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Io come sempre ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto del nostro viaggio. Se vuoi saperne di più sul Montenegro e il presidente Đukanović, ti consiglio di leggere queste tappe (qui puoi trovarle tutte):
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