S3E1. Diario di viaggio
BarBalcani si rimette in cammino con la terza stagione della newsletter e con le cronache di una trasferta estiva in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro. Con spunti vacanzieri, culinari e alcolici
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter (e sito) dai confini sfumati.
L’estate è ormai finita e anche per noi è tornato il momento di rimetterci in cammino.
Prima di partire - seguendo le orme di un viaggio compiuto in Bosnia ed Erzegovina e in Montenegro poche settimane fa - ci sono un paio di cose che vorrei dirti.
Il terzo anno di BarBalcani si apre con la promessa di mettere al centro del progetto le voci dei protagonisti e le storie raccontate nei luoghi dove si stanno svolgendo.
È per questo motivo che la newsletter BarBalcani diventerà definitivamente bisettimanale. Arriverà in posta sempre il sabato mattina, ma uno sì e uno no.
Il tempo aggiuntivo servirà per organizzare e curare più interviste e analisi articolate, ma anche per dare a questo progetto la possibilità di battere nuove strade e cogliere opportunità di maggiore portata.
Man mano che si presenteranno, ti riporterò le novità per la crescita - lenta ma inesorabile - di BarBalcani.
Per farlo, però, il tuo supporto rimane imprescindibile. Per questo ti chiedo di valutare la possibilità di fare una donazione, cliccando su questa immagine:
Come sai, la newsletter è gratuita. E questo non cambierà mai: chiunque voglia e ne senta il bisogno, deve avere l’opportunità di informarsi.
L’unica differenza per chi deciderà di sostenere il progetto sarà un contenuto in omaggio. L’articolo-podcast mensile sulle guerre nell’ex-Jugoslavia, per ripercorrere cosa stava accadendo nei Balcani di 30 anni fa, proprio in quel mese.
L’anteprima con i punti salienti è aperta a tutti - la trovi sulle piattaforme streaming - il racconto nei dettagli che esce il secondo mercoledì del mese invece per gli abbonati.
A prescindere da ciò che deciderai, grazie. Di cuore.
E ora possiamo partire nel nostro viaggio, con questa terza stagione di BarBalcani!
Zaino in spalla, taccuino in tasca
Si parte da Banja Luka, centro politico della Republika Srpska, l’entità della Bosnia ed Erzegovina a maggioranza serba. Città giovane e animata da molti concerti nelle corti interne. Il forte Kastel sovrasta i ristorantini sulle imbarcazioni sul fiume Vrbas. Qui si può cenare con ćevapčići e ajvar e bere Nektar Pivo.
Dopo questa piacevole scoperta - e accompagnati dalle enormi bandiere della Republika Srpska lungo la strada - si prosegue verso sud. Tappa obbligata a Jajce, ultima capitale del Regno di Bosnia e luogo di nascita della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Degne di nota le monumentali cascate della Pliva e i mulini ad acqua a pochi chilometri di distanza. La cittadina è ricca di storia, dalle catacombe cristiane alla fortezza medievale, fino alle moschee ricostruite dopo la guerra del 1992-1995.
La strada che porta a Sarajevo mostra ancora i segni del conflitto etnico sugli edifici, tra solchi di proiettili e voragini scavate dai colpi di obice.
Nella capitale bosniaca non si può perdere il Sarajevo Free Walking Tour nei luoghi dell’assedio della città, in compagnia di una guida locale che racconta il punto di vista storico e umano di esperienze vissute (qui l’intervista al fondatore Nenad Novaković).
Pausa al Caffé Tito e pranzo con burek e baklava nel centro storico (Baščaršija), le cui vie sono piene di botteghe di artigianato e ristorantini. Di enorme rilevanza la Biblioteca Nazionale (Vijećnica) distrutta nel 1992 dagli assedianti serbo-bosniaci (al centro dell’ultimo episodio del nostro podcast Agosto ‘92. “Cabaret e genocidio”). Ricostruita, oggi è la sede del Comune di Sarajevo.
Per conoscere meglio la storia dell’assedio di Sarajevo bisogna visitare il Tunnel della Speranza, scavato e utilizzato dagli assediati come unico accesso al mondo esterno durante i quotidiani bombardamenti.
Salendo con la funivia sul monte Trebević si può non solo ammirare la città da oltre mille metri d’altezza, ma anche percorrere a piedi la pista da bob delle Olimpiadi Invernali del 1984, oggi in rovina ma decorata con murales coloratissimi.
Sulla via del ritorno, è d’obbligo una tappa prima di cena alla Sarajevska Pivara, la birreria storica che risale ai tempi del dominio austro-ungarico. Dopo cena, invece, al Kino Bosna, ex-cinema riconvertito a locale con musica dal vivo (aperto il lunedì sera).
Si riparte, in direzione Mostar. La strada percorre la valle rigogliosa scavata dal fiume Neretva, di color smeraldo, e una sosta va fatta al ristorante Zdrava Voda per provare il tipico agnello, accompagnato da un sorso di Mostarsko Pivo.
Nel centro politico dell’Erzegovina spicca il ponte vecchio (Stari Most), distrutto dalle forze croato-bosniache nel 1993 e poi ricostruito. La città - che sembra uscita dal Signore degli Anelli - è patrimonio UNESCO e ovunque si sentono le note del festival di musica diffusa nelle piazze, l’Open City Mostar.
Nelle vicinanze di Mostar si incontrano diversi luoghi da non mancare. Il primo è il monastero derviscio di Blagaj, abbarbicato sulla parete rocciosa alla sorgente del fiume Buna.
Ci sono poi le cascate di Kravice, che si aprono a semicerchio formando una piscina naturale. Per sfuggire alla calca dei turisti arrivati dalla vicina Croazia basta incamminarsi lungo il fiume Trebižat e raggiungere la piccola cascata Mala Kravica.
Se è del tutto trascurabile Međugorje, non lo è affatto il Bunker di Tito presso Konjic. Costruito negli anni Settanta per ospitare il presidente della Federazione, la famiglia e l’establishment politico-militare in caso di attacco nucleare, è oggi adibito a museo e casa di allestimenti di arte contemporanea.
Per raggiungere il Montenegro, si può scegliere di attraversare il sud della Bosnia e dirigersi verso il valico di frontiera di Foča. Si passa così davanti a uno dei più maestosi spomenik (monumenti che rendono omaggio alla guerra di liberazione jugoslava dal nazi-fascismo) dei Balcani: quello di Sutjeska.
Il passaggio della frontiera Bosnia-Montenegro, va ammesso, è per cuori forti, con una strada semi-sterrata e un ponte di legno sospeso sul fiume Drina a senso unico. L’esperienza e i panorami valgono il prezzo della scelta.
Il massiccio montuoso del Durmitor è un paradiso per l’escursionismo, partendo dal paese di Žabljak (pieno di baite di legno) alle sue pendici. Gli occhi si riempiono dello spettacolo del Lago Nero: le alte vette si riflettono sull’acqua cristallina, coperte da verdissimi boschi di abeti.
Da concedersi un’esplorazione dell’altopiano brullo, punteggiato dai 18 laghi glaciali (detti anche “occhi del Durmitor”). Qui si incontrano due antiche necropoli medievali, gli stećci: distese di tombe anticamente decorate, che rappresentano un’eredità storico-culturale comune a Montenegro, Bosnia, Serbia e Croazia.
Meritano un assaggio il kačamak e la cicvara, specialità culinarie simili alla polenta, a base di formaggio, latte e patate. Il tutto accompagnato da Nikšićko Pivo o dalla forte rakija locale.
Dalle Alpi Dinariche al Mare Adriatico bastano un paio d’ore. Si raggiunge così la baia di Kotor, circondata da montagne a strapiombo sul mare.
Da non perdere i paesini di Perast e Kotor, antichi possedimenti della Serenissima Repubblica di Venezia, che ne mostrano tutt’ora l’impianto architettonico, i palazzi e le mura storiche (come ci ha spiegato Giovanni Vale nella guida di viaggio Extinguished Countries).
Consigliata un’esplorazione della grande baia in barca, così come la degustazione delle mille varietà di pesce da abbinare al vino bianco Krstač: dal carpaccio di polpo al risotto al nero di seppia, dai calamari ripieni di scampi alla pašteta (paté di pesce di tradizione veneziana).
Una degna conclusione è assistere a un concerto del KotorArt, festival internazionale di musica fondato nel 2002 e diventato uno dei più importanti di tutto il Montenegro.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Dopo i molti consigli lungo la via, in questa escursione il bancone di BarBalcani incontra una delle cantine più suggestive d’Europa: il bunker di Šipčanik dell’azienda vinicola Plantaže, tra le più grandi in tutto il continente.
La cantina occupa 356 metri di un vecchio bunker costruito segretamente sotto un monte a una profondità media di oltre 30 metri. Si estende per oltre 7 mila metri quadrati, a 8 chilometri dalla capitale montenegrina Podgorica.
In epoca jugoslava poteva ospitare fino a 25 jet militari. Dopo essere stato distrutto parzialmente dai bombardamenti NATO nel 1999, fu abbandonato per anni. Nel 2007 fu rinnovato e da allora è luogo d’invecchiamento per due milioni di litri di vino in botti di rovere.
Ogni giorno si possono prenotare tour del bunker/cantina e degustazioni dei vini, per tutti i palati. La specialità della casa è il Vranac, ottenuto dall’antica varietà di uva autoctona e indigena di questa regione dei Balcani Occidentali.
I giovani vini di Vranac hanno un colore brillante quasi viola e un profumo di bacche rosse, con una struttura tannica. Dopo un anno di invecchiamento il colore si sviluppa in un intenso rubino scuro e il profumo in un aroma più complesso, con sentori di cannella, fiori e frutti neri.
L’esperienza di una degustazione di vini in un vecchio bunker jugoslavo non ha davvero uguali!
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la seconda tappa.
Ti è piaciuta questa tappa? Inoltrala a qualcuno a cui pensi possa interessare!
Io come sempre ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto del nostro viaggio. Qui puoi trovare tutte le tappe passate.