S2E27. Sogni di gloria
Il bilancio della spedizione degli atleti balcanici ai Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022. Tra record storici raggiunti, nuove speranze per le future edizioni e tanta strada ancora da fare
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter (e sito) dai confini sfumati.
La settimana scorsa avrai notato che non è arrivata nessuna newsletter nella tua posta.
Tutto a posto, non c’è stato nessun problema di ricezione.
Come ti spiegavo nell’ultima tappa (recuperala qui, se vuoi), BarBalcani è diventata una newsletter bisettimanale. E questo perché è iniziato un nuovo percorso parallelo.
Nel sabato in cui non riceverai la newsletter, ti invito ad andare sul sito barbacani.eu, per leggere il nuovo approfondimento del “Progetto Langer-Sassoli”.
Il primo è uscito proprio la settimana scorsa. Si intitola Vite spese al meglio, tratta le biografie di Alexander Langer e David Sassoli, e puoi leggerlo a questo link.
Quindi, se oggi stai leggendo la solita newsletter di BarBalcani, sabato prossimo uscirà la seconda nota del taccuino Langer-Sassoli. Ora sai dove andare a trovarla!
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Bene, ora possiamo riprendere le fila del nostro discorso.
Il punto da cui ripartire è la spedizione degli atleti balcanici ai Giochi Olimpici invernali di Pechino 2022, che si concluderà domani (domenica 20 febbraio).
Che cosa è successo
Con ancora poche medaglie in palio, il bottino delle atlete e degli atleti balcanici è di 2 ori, 3 argenti e 2 bronzi.
O sarebbe meglio dire della Slovenia, l’unica delegazione andata a medaglie in questa edizione dei Giochi Olimpici invernali (come successo quattro anni fa).
In tutto hanno partecipato 72 atleti, 37 uomini e 35 donne. Di questi, più della metà erano proprio sloveni (44).
L’Albania ha portato un solo atleta a Pechino e anche gli altri Paesi hanno faticato a qualificarsi: 2 il Kosovo e la Serbia, 3 la Macedonia del Nord e il Montenegro, 6 la Bosnia ed Erzegovina e i restanti 11 la Croazia.
Da sottolineare anche in questa edizione - come ai Giochi Olimpici estivi di Tokyo 2020 - la quasi raggiunta parità di genere, con una delegazione a maggioranza femminile (Croazia) e tre in numero uguale (Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e Serbia).
Questi 72 atleti hanno gareggiato in 8 categorie sportive, con un netto dominio di sci di fondo e sci alpino.
Anche se, paradossalmente, è stato il salto con gli sci a portare il numero maggiore di medaglie (4, di cui i 2 ori, 1 argento e 1 bronzo).
Per conoscere tutti i nomi degli atleti e delle atlete andate a medaglia, ti basterà aprire la storia in evidenza sulla pagina Instagram di BarBalcani dedicata a Pechino 2022.
Entusiasmi
Insomma, diciamo che gli aspetti positivi per quanto riguarda la spedizione a Pechino per i Balcani Occidentali prescindono dal numero di medaglie conquistate.
O meglio, questo vale per tutti fatta eccezione - ovviamente - per la Slovenia.
Per Lubiana questa è stata la seconda edizione più vincente della sua storia ai Giochi Olimpici invernali, iniziata nel 1992.
Il record è di 2 ori, 2 argenti e 4 bronzi, a Soči 2014. Allora però la delegazione contava un terzo degli atleti in più (66), in 8 discipline diverse.
Otto anni dopo, la Slovenia ha conquistato 7 medaglie, ma con meno atleti e meno discipline a disposizione (6).
Un netto miglioramento rispetto a Pyeongchang 2018, quando con 71 atleti e 9 sport il medagliere si riempì con appena 1 argento e 1 bronzo.
La parte del leone delle nevi l’ha fatta il salto con gli sci, grazie alle gare a squadre (mista e maschile) e alla storica prestazione nel trampolino femminile: sul gradino più alto e più basso del podio sono salite con la bandiera slovena Urša Bogataj e Nika Križnar.
Le altre medaglie sono arrivate dallo slalom gigante di snowboard (maschile e femminile) e dallo slalom gigante di sci.
Ma, aldilà delle medaglie, ci sono anche altri aspetti sportivi che hanno reso questa edizione dei Giochi Olimpici in qualche modo storica.
Per esempio, lo è sicuramente stata per il Kosovo.
Alla seconda partecipazione assoluta di questo Paese, va ricordata la prima volta di un’atleta kosovara alle Olimpiadi invernali.
Il suo nome è Kiana Kryzeiu, è una sciatrice e deve ancora compiere 18 anni. Anche se non ha vinto nessuna medaglia, la storia l’ha già scritta.
Così come il suo unico compagno di delegazione, Albin Tahiri, anche lui sciatore. Nel 2018 è stato il primo atleta del Kosovo di sempre ai Giochi Olimpici invernali e quest’anno ha fatto il bis con un’altra qualificazione memorabile.
Frustrazioni
Oltre alle prime volte storiche, rimane comunque l’amarezza per le tante delegazioni che nella propria storia alle Olimpiadi invernali non sono ancora mai riuscite a salire sul podio.
Tante significa, oltre al Kosovo, anche Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia.
Ognuno di questi Stati ha fatto il suo esordio in edizioni diverse - Serbia e Montenegro non ci sono riuscite nemmeno insieme tra il 1998 e il 2006 - e a Pechino 2022 non sono riuscite a rompere questa frustrante tradizione.
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C’è da dire che la frustrazione potrebbe essere gestita in modo diverso tra un Paese balcanico e l’altro.
Per esempio, se si considera l’età anagrafica delle atlete e degli atleti che sono scesi in pista in queste due settimane.
Albania e Montenegro, con uno sforzo all’interno dei rispettivi Comitati Olimpici nazionali, potrebbero far crescere dei movimenti sportivi interessanti attorno a dei giovani promettenti che hanno gareggiato a Pechino.
Lo sciatore albanese Denni Xhepa è un classe 2003, mentre i 3 montenegrini in gara tra sci di fondo e alpino - Eldar Salihović, Jelena Vujičić e Aleksandar Grbovic - hanno tra i 18 e i 22 anni.
Lo stesso discorso non si può invece fare per le altre delegazioni, che dovranno trovare energie fresche per rinnovarsi e puntare a nuove imprese nelle prossime edizioni dei Giochi Olimpici invernali.
Un’ultima considerazione va fatta sulla Croazia, forse la più grande delusione tra i Paesi balcanici a Pechino 2022.
Con 11 atleti - di cui 6 nello sci alpino e 3 nello sci di fondo, oltre a short track e snowboard - l’occasione era ghiotta per interrompere un record negativo che va avanti dal 2014.
Allora Ivica Kostelić vinse una medaglia d’argento nello sci alpino, mentre bisogna tornare indietro di 20 anni per la più grande prestazione croata: 3 ori e 1 argento su una delegazione poco più numerosa di quella di quest’anno (14).
I sogni di gloria nei Balcani Occidentali rimangono.
La strada per raggiungerli assomiglia a una grande lastra di ghiaccio.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
È la nostra birra di fiducia, quella che sul bancone di BarBalcani ci fa fare un tuffo nel passato in occasione di ogni Olimpiade.
È la ‘84 Olympics APA, del micro-birrificio ‘84 Olympics Craft Brewery, con sede nella capitale della Bosnia ed Erzegovina.
Una birra che ci riporta indietro nel tempo di quasi 40 anni, ai Giochi Olimpici invernali di Sarajevo ‘84, quando la Jugoslavia era ancora una Federazione unita.
Sorseggiando questa American Pale Ale, riusciamo a ricordare il passato e continuare a fare sogni di gloria sul futuro dello sport sui Balcani.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la ventottesima tappa.
Non dimenticare sabato prossimo il secondo approfondimento nel taccuino del Progetto Langer-Sassoli sul sito barbalcani.eu.
Un abbraccio e buon cammino!
Ti è piaciuta questa tappa? Inoltrala a qualcuno a cui pensi possa interessare!
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Io come sempre ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto del nostro viaggio. Qui puoi trovare tutte le tappe passate.