S2E18. Streaming, Balcani e cioccolata calda
Quattro consigli di serie TV sulla storia recente e la società contemporanea dei Paesi dell'ex-Jugoslavia, da Zagabria a Belgrado. Tutte produzioni originali balcaniche
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter dai confini sfumati.
Si stanno avvicinando le vacanze natalizie (sì, posso assicurarti che l’UE non ci ha mai impedito di chiamarle così, dai un’occhiata qui se non ci credi), il momento dell’anno giusto per una coperta, una cioccolata calda e, sdraiati sul divano, una buona serie TV.
Sì, ma quale serie TV?
Dai Balcani ci arriva qualche suggerimento.
Scegli bene: le vacanze sono sempre più vicine!
Balkan Shadows
Partiamo dalla serie di maggiore successo.
Balkan Shadows (anche conosciuto come Black Sun) è un dramma storico ideato da Dragan Bjelogrlić e diviso in tre stagioni. Al momento sono state rilasciate le prime due, mentre l’uscita della terza è prevista per il 2022.
La serie è ambientata nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni durante il periodo tra le due guerre mondiali, nello specifico tra il 1928 e il 1940.
La prima stagione (10 episodi) si concentra sull’instaurazione della dittatura del 6 gennaio (1929), quando re Alessandro I di Jugoslavia sospese la Costituzione del Regno e assunse i pieni poteri.
La seconda stagione (10 episodi) copre gli eventi che portarono all’assassinio di Alessandro I di Jugoslavia a Marsiglia nel 1934, in un attentato di matrice nazionalista.
La terza stagione sarà ambientata negli anni immediatamente precedenti all’inizio della Seconda Guerra Mondiale in Jugoslavia.
L’ambientazione principale è Belgrado, teatro delle reali vicende storiche e della fiction che ha come protagonisti due detective impegnati a risolvere una serie di omicidi sacrificali.
Il giallo si interseca con il sorgere dei nazionalismi sui Balcani, dei traffici criminali legati alle rotte di droga verso l’Europa e gli Stati Uniti, del comunismo jugoslavo, dei legami con la Russia bianca e rossa e del movimento serbo della Mano Nera.
Una serie per scoprire tutto ciò che è stata la Jugoslavia prima della Repubblica Socialista Federale.
Un mondo in bianco e nero
Passiamo alla Jugoslavia socialista.
Un mondo in bianco e nero (meglio conosciuta come Crno-bijeli svijet) è una serie ideata da Goran Kulenović e Igor Mirkovic, divisa in quattro stagioni da 12 episodi ciascuna.
Il titolo è un omaggio all’omonima canzone del gruppo rock croato Prljavo kazalište, composta nel 1980.
E proprio il 1980 è il vero cuore della serie, l’anno di svolta per la Jugoslavia. L’anno della morte del presidente Josip Broz “Tito”.
Nella Zagabria degli anni d’oro della cultura jugoslava, tra il 1979 e il 1987, la trama segue le storie dei membri di diverse famiglie croate per raccontare luci e ombre della Repubblica socialista di quel periodo.
Il livello di benessere mai sperimentato prima, una scena culturale piena di fermento (in particolare nel mondo del rock jugoslavo), ma anche una società divisa in classi, i riti politici privi di significato e l’economia che inizia a scricchiolare.
Come messo in luce dal progetto divulgativo Est/ranei, la serie offre un’immagine allegra ma fedele degli strati della società durante uno dei periodi più stimolanti e complicati per la Federazione.
Nessun membro tipico (e stereotipato) della società jugoslava viene trascurato: dalla casalinga allo studente liceale, dal zagrabese benestante sposato con una vivace belgradese al giovane fotografo spalatino figlio di un severissimo ufficiale dell’esercito.
Particolarmente interessante è l’attenzione verso momenti storici fondamentali dell’ultimo decennio di vita della Federazione. Oltre alla morte di Tito, anche la crisi economica, i moti del Kosovo, le Olimpiadi di Sarajevo e l’Universiade di Zagabria.
Non mancano nemmeno i tratti caratteristici della cultura pop jugoslava: i fumetti di Alan Ford, i concerti nei club di Zagabria, i vinili e i jeans Levi’s comprati a Trieste.
È una serie perfetta per conoscere come si viveva in un Paese socialista con l’occhio rivolto verso Occidente, godendosi musica e scene di una Jugoslavia che non esiste più.
La Famiglia
Finita l’esperienza della Jugoslavia socialista, terminate le guerre etniche sui Balcani, si arriva all’inizio degli anni 2000.
Più precisamente nel 2001, l’anno dell’arresto dell’ex-presidente serbo, Slobodan Milošević.
Con La Famiglia (titolo originale, Porodica), miniserie in 5 episodi, scopriamo i retroscena del controverso arresto e dell’estradizione di Milošević alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja.
Processato per corruzione, appropriazione indebita di fondi statali e abuso di potere, è stato perseguito per crimini contro l’umanità e genocidio durante le guerre degli anni Novanta in Croazia, Bosnia e Kosovo.
Per tre giorni i suoi sostenitori hanno impedito alla polizia di effettuare l’arresto nella residenza di Belgrado. È proprio su questo lasso di tempo che si focalizza la miniserie, prima produzione mainstream che presenta Milošević come personaggio drammatico.
Gli spettatori sanno già come finisce la vicenda, ma in Serbia la questione è ancora divisiva e la miniserie ha scatenato grosse polemiche. Tanto che i figli di Milošević, Marija e Marko, hanno minacciato di fare causa alla società di produzione.
Trama e casting sono stati tenuti nascosti fino all’ultimo per evitare boicottaggi, anche se la narrazione dei fatti è basata su filmati e documenti d’archivio.
Di particolare spicco è la scelta dei due protagonisti. Milošević è interpretato da Boris Isaković, già nel ruolo di Ratko Mladić per il film nominato agli Oscar Quo Vadis, Aida?. La moglie dell’ex-presidente, Mirjana “Mira” Marković, è interpretata da Mirjana Karanović, colonna portante del cinema e teatro serbo.
Si tratta di una miniserie che mette a fuoco tutta l’ambivalenza e la polarizzazione che caratterizza l’eredità di Milošević in Serbia, a 20 anni dal suo arresto e 15 dalla morte.
Domani cambierà tutto
Rimaniamo in Serbia, ma nella società di oggi.
Domani cambierà tutto (titolo originale Jutro će promeniti sve) è una serie melodrammatica di 40 episodi ideata da Goran Stanković e Vladimir Tagić.
Il titolo della serie è un omaggio a un’altra rock band jugoslava (bosniaca), gli Indexi, e la trama segue le vite di quattro trentenni della Belgrado contemporanea.
Filip è un ingegnere informatico, che ha voltato le spalle al sogno americano e ha rinunciato alla Silicon Valley per tornare nella sua città natale. Ora a Belgrado cerca in ogni modo un lavoro da ingegnere.
Sua sorella Anđela, studentessa di dottorato in psicologia e assistente alla facoltà di filosofia, è nel pieno della separazione dal suo fidanzato storico. Intanto continua il lavoro sulla sua tesi, sperando di ottenere un posto come professoressa.
La sua migliore amica Saša si vede chiudere il bar che le permetteva di vivere, dopo una perquisizione della polizia. Dovrà ripartire con una serie di lavoretti poco appassionanti e spesso ridicoli.
Ljuba, cresciuto nella provincia, è un personal trainer anticonformista che ha perso il lavoro e si ritrova senza un soldo e indebitato. Ora si cimenta nella cucina di un ristorante della capitale.
Mentre annaspano nella precarietà e nell’instabilità, i quattro personaggi non rimangono passivi in attesa di un “domani che cambierà tutto”.
Tra passioni effimere, conflitti intergenerazionali, disillusioni e alcool, la serie racconta un’intera generazione disorientata da una transizione all’età adulta di cui non si vede una fine.
Un ritratto dei figli degli ultimi sprazzi di Jugoslavia, cresciuti con le guerre degli anni Novanta e che si ritrovano oggi a dover lottare in una società neoliberista che non riconosce il talento e l’intraprendenza.
Nessuno ha il posto fisso, tutti sono in affitto. I quattro protagonisti sono coscienti che questa non è la vita che avevano immaginato e che era stata promessa loro.
Una serie intensa che riesce ad abbattere i confini dei Balcani, arrivando a parlare a tutti i giovani che condividono le stesse illusioni, speranze e frustrazioni. In attesa di un futuro migliore.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Mentre ci prepariamo a guardare una di queste serie TV, possiamo già iniziare a preparare la cioccolata calda.
Oppure, sul bancone di BarBalcani c’è un altro consiglio per le feste natalizie.
Una rakija bollente, perfetta per scaldare anche i giorni di dicembre più gelidi.
Basta mettere in una pentola sul fuoco una mezza tazza di zucchero di canna, mescolando a fondo e facendolo caramellare.
Vanno poi aggiunte tre tazze d’acqua, portando la soluzione a ebollizione.
Appena l’acqua (con lo zucchero sciolto) bolle, bisogna togliere la pentola dal fuoco e aggiungere una tazza e mezza di rakija. Poi riportare tutto a ebollizione.
La più tipica bevanda natalizia dei Balcani è pronta!
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra una settimana, per la diciannovesima tappa!
Un abbraccio e buon cammino!
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