S3E17. In vino veritas. In Open Balkan(s)
Vinitaly ha ospitato una collettiva di oltre 150 etichette da Albania, Macedonia del Nord e Serbia. Sul fondo della bottiglia c'è un progetto politico/economico in sinergia con Italia e Unione Europea
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter (e sito) dai confini sfumati.
Succedono cose strane a volte sul bancone di BarBalcani.
Mentre cerchiamo di approfondire, analizzare e tenere traccia della realtà balcanica, è proprio lì che la realtà può mostrarsi più ‘barbalcanesca’ di quanto potessimo pensare.
Non ci credi?
E allora cosa dire di un’iniziativa politica, economica e commerciale per spingere l’integrazione dei Balcani Occidentali nell’Unione Europea, che si basa proprio sulla promozione delle eccellenze vitivinicole della regione nella più grande fiera enologica del continente?
Il progetto Wine Vision by Open Balkan ha fatto la sua comparsa a Vinitaly 2023, dimostrando che - come facciamo alla fine di ogni tappa di BarBalcani - anche attraverso prodotti come il vino si può imparare a conoscere la ricchezza balcanica.
E dal vino, o da una qualsiasi specialità della penisola, può partire un discorso più ampio. Di unità e di cooperazione in ogni settore e ambito del vivere comune. Nei Balcani Occidentali e in tutta Europa.
I Balcani a Vinitaly
Dopo un assaggio di Balcani Occidentali nel 2022 con i vini arancioni della Slovenia, l’edizione 2023 del Vinitaly ha puntato con decisione sull’approfondimento dei rapporti con un panorama enologico che negli ultimi anni sta attirando sempre più l’attenzione di critici, imprenditori e consumatori.
E l’ha fatto aprendo le porte a una collettiva di oltre 150 etichette provenienti da Albania, Macedonia del Nord e Serbia. I tre Paesi balcanici uniti dal progetto economico/politico regionale ‘Open Balkan’, che da un anno è stato declinato anche tra vigneti e calici di vino.
Wine Vision by Open Balkan - la fiera dedicata all’enogastronomia per la prima volta organizzata nel 2022 a Belgrado (Serbia) - ha presentato alla Fiera di Verona una selezione dei 150 migliori vini dell’area balcanica, più precisamente dai vigneti albanesi, macedoni e serbi.
Una dimostrazione che, dopo aver stabilito standard elevati di diffusione del vino dei Balcani Occidentali nella regione, è arrivato il tempo di spingere commercio, diplomazia e collaborazione internazionale anche attraverso le specialità enologiche.
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«Quello che proviene dai Balcani è un buon vino, è importante rinforzare la nostra cooperazione attraverso le nostre identità e vogliamo questi Paesi parte dell’Unione Europea», ha spiegato alla stampa il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, tra i promotori della presenza dei produttori balcanici a Vinitaly.
Proprio la manifestazioni enologica di Verona, una delle più grandi al mondo, rappresenta «un grande evento non solo per il vino italiano, ma anche per le nazioni nostre amiche», da cui far nascere rapporti duraturi.
Come dimostrato dal vertice a quattro a Bardolino (sul Lago di Garda) del 2 aprile tra il ministro Tajani, i premier albanese, Edi Rama, e macedone, Dimitar Kovacevski, e il presidente serbo, Aleksandar Vučić, sulla promozione del settore agroalimentare come strumento di sostegno all’economia della regione.
Perché non ci sono solo «tante opportunità per le aziende italiane nei Balcani, anche nel settore vinicolo», ma soprattutto una strategia per stabilizzare la regione, basata su «crescita economica e internazionalizzazione».
Una spinta sia al rafforzamento del percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione all’UE, sia all’integrazione più stretta tra i tre Paesi di ‘Open Balkan’ - Albania, Macedonia del Nord e Serbia - e i tre che ancora non ne fanno parte: Bosnia ed Erzegovina, Kosovo e Montenegro.
«Non c’è motivo perché non si uniscano a ‘Open Balkan’, insieme siamo sempre più forti», è stata l’esortazione del premier macedone Kovacevski.
Cos’è ‘Open Balkan’
Sì, ma cos’è questo ‘Open Balkan’?
È un progetto economico e di cooperazione politica tra Tirana, Skopje e Belgrado nato nel 2019 e concretizzatosi nel 2023.
L’obiettivo è quello di creare una zona di libero scambio basata sulle quattro garanzie dello spazio Schengen: libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali, senza più controlli alla frontiera tra un Paese e l’altro.
I piani per la creazione di quella che inizialmente era definita ‘Mini-Schengen’ sono stati tracciati nell’ottobre 2019 a Novi Sad (Serbia), con altre due riunioni preparatorie nei mesi successivi a Ohrid (Macedonia del Nord) e Durazzo (Albania).
Il progetto è nato ufficialmente il 29 luglio 2021, con gli accordi per rafforzare la cooperazione regionale e per aprire senza restrizioni le frontiere nazionali a cittadini e merci firmati il 1° gennaio 2023.
Se il Kosovo ha inizialmente accettato di aderire, ma non ha poi dato seguito con passi concreti, Montenegro e Bosnia ed Erzegovina al momento non si dicono interessati, puntando più sul percorso di adesione all’UE.
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Non che le due cose in realtà siano in contraddizione. Anzi.
A Bruxelles si sta spingendo con forza per l’implementazione di una zona di libero scambio nei Balcani Occidentali, perché considerata l’anticamera del Mercato Unico europeo. Una sorta di preparazione agli standard che saranno richiesti ai nuovi Paesi membri una volta completata l’adesione all’Unione.
È così che viene visto il mercato unificato tra Albania, Macedonia del Nord e Serbia, composto di 12 milioni di persone che potranno attraversare i confini con la propria carta d’identità e scambiare merci e capitali liberamente con procedure unificate.
Un’unione anche commerciale, come dimostrato dal collettivo di produttori vinicoli dei tre Paesi balcanici a Vinitaly 2023.
Perché anche sul fondo di una bottiglia di vino, se si presta attenzione, si può leggere una storia di cooperazione e integrazione.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Wine Vision by Open Balkan non ha portato solo espositori a Vinitaly 2023, ma un’intera esperienza enogastronomica per conoscere le eccellenze balcaniche.
Il culmine è stato raggiunto con la masterclass Indegenous varieties of Balkan - Taste the difference, condotta dal sommelier Luca Gardini e dallo chef stellato Tomaz Kavćić. Nove etichette per altrettante varietà autoctone dei Balcani, per scoprire le potenzialità di regioni vinicole che si stanno affermando sulla scena internazionale.
Per l’occasione il bancone di BarBalcani accoglie lo chef sloveno Kavćić, console onorario della Serbia in Slovenia che ha collaborato allo sviluppo del progetto Wine Vision by Open Balkan sin dagli albori.
Chef, che significato dà a questa iniziativa?
«Per me è una delle idee più belle che siano uscite ultimamente dal nostro territorio, quello dell’ex-Jugoslavia. Unire, unirsi e parlare di pace, che è quello che si fa quando si parla di cibo e vino.
Ma ‘Open Balkan’ e Wine Vision by Open Balkan sono anche molto di più. Io sono sloveno e, osservandoli dall’esterno, è una gioia vedere questi tre Paesi collaborare. Insieme, siamo più forti. Anche dando emozioni e momenti di condivisione alle persone attraverso l’enogastronomia.
Spero che in futuro questa idea si allarghi in tutta la regione dei Balcani Occidentali, anche ai tre Paesi che al momento non ne fanno parte. Porterebbe più forza, ancora più visibilità».
E per quanto riguarda la promozione dei vini dei Balcani Occidentali?
«Ho seguito da molto vicino l’idea di Wine Vision by Open Balkan e ho partecipato alla prima edizione nel 2022 alla Fiera di Belgrado. Sono certo diventerà una delle più importanti della regione in campo gastronomico e vinicolo.
Mi sento di invitare ospiti, produttori ed espositori a partecipare all’edizione 2023, perché sarà una grande opportunità di promozione di cibo e vino del nostro territorio.
Anche l’esperienza a Vinitaly è stata importante. Ho visto una grande voglia e volontà da parte dei produttori di scambiare esperienze e continuare a migliorare il proprio prodotto. Ma anche da parte dei consumatori di conoscere le eccellenze balcaniche.
Ho visto davvero tante facce sorprese a Verona dopo aver assaggiato i vini provenienti da questi tre Paesi dei Balcani Occidentali».
Come si è svolta la masterclass? E che reazione ha ricevuto dal pubblico di esperti?
«I sommelier hanno scelto 3 vini per ciascun Paese. Così mi sono orientato su 3 portate, una per Paese. E poi un’ultima portata, il “piatto dei tre amici”, con patate, uova e tartufo. Tre ingredienti che si sposano molto bene, per un’idea dedicata a ‘Open Balkan’.
La masterclass era pienissima, non c’era più posto. Abbiamo dimostrato ospitalità, abbinando ciascun vino con piatti studiati. È stata un’esperienza interessante e con tantissime emozioni, come poche altre.
Anche il pubblico è rimasto particolarmente soddisfatto da vini bianchi e rossi che stanno evolvendo nella giusta direzione».
Quali vini si sente di raccomandare?
«È davvero difficile raccomandarne solo uno. Dipende molto dall’evento e, tra i vini balcanici, ce n’è uno per ogni occasione: per quelle speciali, da tutti i giorni, da abbinare con qualche piatto in particolare…
Per esempio, per il “piatto dei tre amici” abbiamo deciso di abbinare un 100% Prokupac della Cantina Čokot, dalla Serbia».
La lista dei vini della masterclass ‘Indegenous varieties of Balkan - Taste the difference’
Albania
Cantina Nurellari - Serina
Cantina Çobo - E kuqja e Beratit
Cantina Çobo - Shendevere
Macedonia del Nord
Cantina Tikveš - Barovo Crveno
Cantina Kamnik - Terroir Grand Reserva Vranec
Cantina Stobi - Vranec Veritas
Serbia
Cantina Vinčić - Grašac Bianco Riserva
Cantina Čokot - 100% Prokupac
Cantina Lastar - Tamjanika
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la diciottesima tappa.
Un abbraccio e buon cammino!
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