XXXVIII. Il balsamico sotto assedio
Una nuova norma della Slovenia sulla produzione dell'aceto ha scatenato la dura reazione dell'Italia a difesa del prodotto tutelato di Modena. Entro il 3 giugno la decisione della Commissione UE
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter che dà voce alle storie dai Balcani occidentali nel 30° anniversario dalle guerre nell’ex-Jugoslavia.
La tappa di oggi sarà come non spostarsi di un centimetro dal bancone di BarBalcani.
Stiamo per avventurarci nel bel mezzo di una guerra diplomatica tra Italia e Slovenia incentrata proprio sul cibo.
Anzi, meglio. Su uno dei liquidi più preziosi usati in cucina: l’aceto balsamico.
Il balsamico della discordia
Da qualche settimana sta infuriando una polemica in Europa su chi è legittimato a produrre e mettere in commercio l’aceto balsamico e chi no.
Tutto è iniziato il 23 febbraio, quando è stata resa pubblica una notifica di inizio dicembre del governo di Lubiana inoltrata alla Commissione Europea.
Il contenuto di questo progetto nazionale di norma sulla qualità dei prodotti prevede che qualsiasi miscela d’aceto di vino con mosto concentrato potrà essere venduta come aceto balsamico.
La nuova denominazione lo trasformerebbe in standard di prodotto e potrebbe essere in aperto contrasto con i regolamenti comunitari DOP e IGP che disciplinano il sistema di etichettatura.
[Per leggere la cronaca precisa degli eventi ti consiglio di leggere questo articolo della mia collega a Eunews, Fabiana Luca].
Ma da dove parte la contesa?
L’Aceto balsamico Tradizionale ha ottenuto nel 2000 la denominazione di origine protetta (DOP) europea.
Nove anni dopo l’Unione Europea ha concesso all’Aceto balsamico di Modena l’indicazione geografica protetta (IGP) contro le contraffazioni.
C’è però un dettaglio non trascurabile da considerare.
Una sentenza del 2019 della Corte di Giustizia Europea ha stabilito che questa protezione non è estesa alle sue componenti non geografiche: “aceto” e “balsamico”.
Cosa significa? Che in Slovenia (e ovunque in Europa) basterebbe evitare di etichettare un prodotto come “Aceto balsamico di Modena” per non incorrere in sanzioni.
“Aceto balsamico di Modena” no.
“Aceto balsamico” sì.
La Commissione UE inizialmente si era data tempo fino al 3 marzo per esprimersi sulla controversia.
Ma alla fine ha preferito prolungare di tre mesi il periodo di studio del progetto sloveno e risposta all’atto di opposizione italiano (fino al 3 giugno).
Per il commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, sarà un bel grattacapo.
Perché se è vero che la sentenza della Corte UE non ha esteso la protezione alle componenti non geografiche, è altrettanto vero che il tribunale non ha discusso della nozione di evocazione.
Significa, molto semplicemente, che non basta solo evitare la definizione esplicita “Aceto balsamico di Modena”. Ma non vale nemmeno richiamare quel prodotto in modo velato attraverso i suoi simboli più caratteristici.
Infatti, secondo il regolamento sul regime di qualità del 2012, DOP e IGP sono protetti non solo dall’uso improprio o dall’imitazione, ma anche dall’evocazione del luogo in cui sono realizzati.
Secondo la Commissione può esserci evocazione anche quando le componenti della presentazione (immagini, espressioni, concetti) possono richiamare nella mente del consumatore la denominazione IGP protetta.
Ma soprattutto, in una sentenza storica del 2019, proprio la Corte di Giustizia UE aveva dichiarato illegale l’uso del carattere letterario Don Chisciotte de La Mancha da parte di un’azienda spagnola per la promozione di un formaggio. L’immagine evocava infatti l’area geografica dove è prodotto il formaggio IGP.
Quello sull’aceto balsamico è un vero e proprio garbuglio di interpretazioni, ma la decisione finale avrà pesanti ricadute sulle rispettive economie nazionali di Italia e Slovenia.
La Commissione si esprimerà entro inizio giugno, ma la battaglia diplomatica è appena cominciata.
L’Italia sul piede di guerra
Al ministero italiano delle politiche Agricole, alimentari e forestali, non si parla d’altro.
Il ministro Stefano Patuanelli ha dichiarato che «la tutela del patrimonio eno-gastronomico italiano è una priorità del governo» e perciò farà «tutto il possibile per difendere l’Aceto balsamico di Modena».
I consorzi di tutela hanno tuonato contro quella che viene vista come una vera e propria «offesa alla tradizione e agli sforzi fatti dai produttori delle eccellenze modenesi», ha accusato il direttore del ‘Consorzio Aceto balsamico di Modena’, Federico Desimoni.
Gli ha fatto eco Mariangela Grosoli, presidente del ‘Consorzio di Tutela dell’Aceto balsamico di Modena IGP’, che ha parlato di una situazione che «rischia di danneggiare tutto il sistema delle DOP e delle IGP italiane».
Secondo la Coldiretti la proposta slovena non solo metterebbe a rischio 1 miliardo di euro di valore al consumo, ma andrebbe a ingrossare il mercato internazionale del falso made in Italy che fattura già oltre 100 miliardi di euro grazie all’uso improprio di parole, colori, località, immagini e denominazioni italiane.
Ma a Bruxelles anche diversi eurodeputati italiani della commissione Agricoltura del Parlamento UE - di differenti schieramenti politici - hanno fatto sentire la voce direttamente all’orecchio della Commissione Europea.
Paolo De Castro (PD) ha sottoposto un’interrogazione al commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski:
«La norma sulla qualità degli aceti sloveni è in chiaro contrasto con il regolamento UE 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari e rappresenterebbe un’evocazione in palese concorrenza sleale con prodotti italiani riconosciuti in tutto il mondo».
Elena Lizzi (Lega) ha invece scritto una lettera al commissario Wojciechowski, alla vicepresidente e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, e al commissario per il Mercato interno, Thierry Breton:
«La Commissione intervenga immediatamente per difendere e tutelare uno dei prodotti simbolo del Made in Italy. L’iniziativa slovena rappresenta un attacco al territorio, alla cultura e alla tradizione centenaria della produzione e rischia di diventare un pericoloso precedente, in quanto altri Stati membri potrebbero minacciare ulteriori settori italiani».
Slovenia sorpresa
Se in Italia la reazione è stata di - prevedibile - sdegno, la Slovenia ha mostrato un misto di incredulità e stupore per la veemenza italiana.
Jože Podgoršek, ministro per le Politiche Agricole, forestali e alimentari, si è detto stupito delle polemiche, perché da inizio dicembre non aveva ricevuto alcuna notifica né commento ufficiale al progetto presentato all’Unione Europea.
Il ministro ha anche osservato che «la nuova bozza non contraddice né limita in alcun modo la denominazione di origine e l’indicazione geografica protetta» per l’aceto balsamico di Modena.
La posizione slovena poggia sul fatto che le regole valide sulla qualità dell’aceto balsamico del gennaio 2004 rimarrebbero «sostanzialmente invariate».
Inoltre, «la tecnologia tradizionale di produzione dell’aceto balsamico conosciuta in Slovenia è diversa da quella dell’aceto balsamico di Modena».
La nuova bozza, che non dovrebbe portare modifiche all’utilizzo del termine “aceto balsamico”, dovrà essere studiata e commentata nel suo contenuto dagli altri Paesi membri UE.
Per il momento Lubiana non ha ricevuto commenti o riserve ufficiali.
La diplomazia europea è chiamata ora a disinnescare un potenziale conflitto diplomatico.
Con un rischio di serie ripercussioni, non solo a tavola.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio. Una tappa quasi interamente passata sul bancone di BarBalcani.
Ci lasciamo allora con qualcosa che provi a mettere tutti d’accordo.
Il nostro oste di fiducia ci prepara un tagliere di formaggi di pecora morbidi della Macedonia del Nord e fichi maturi della Bosnia ed Erzegovina. Con un filo di aceto balsamico di Modena a condimento.
A tavola, Italia e Balcani hanno più cose in comune che da contendersi.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra una settimana, per la trentanovesima tappa!
Un abbraccio e buon cammino!
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