XXX. Figli di un Trump minore
Fact checking. Le reazioni dei sostenitori balcanici dell'ex-presidente USA all'assedio di Capitol Hill: tra nuovo ordine comunista, violenze di estrema sinistra e dittatura della censura social
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter che dà voce alle storie dai Balcani occidentali.
Oggi faremo un piccolo esperimento.
Osserveremo le reazioni dei sostenitori sui Balcani (politici che occupano posizioni più o meno rilevanti) del quasi ex-presidente USA, Donald Trump, agli eventi che hanno seguito l’assedio di Capitol Hill il 6 gennaio.
Poi le sottoporremo a fact checking. Una verifica fattuale.
È importante?
Sì.
Perché?
Guarda qui:
«È abbastanza chiaro che il popolo americano abbia eletto Donald Trump e Mike Pence per altri 4 anni. Più ci sono ritardi e dati negati dai media mainstream, più è grande il trionfo finale per il presidente degli USA. Congratulazioni per i grandi risultati in tutti gli Stati Uniti»
Questo è il tweet del premier sloveno Janez Janša del 4 novembre scorso, il giorno successivo alle elezioni negli Stati Uniti.
Quando ancora lo scrutinio non era chiuso (la notizia della vittoria di Joe Biden sarebbe arrivata 3 giorni dopo), Janša si espose pubblicamente congratulandosi con Trump.
La piattaforma Twitter dovette segnalare che “fonti ufficiali potrebbero non aver dichiarato concluso lo scrutinio quando questo elemento è stato twittato”.
Ecco perché è importante quello che faremo oggi.
Perché sui Balcani, come ovunque nel mondo, chi ha potere comunicativo può sfruttarlo per diffondere informazioni errate e faziose per un proprio tornaconto.
Le fake news si sconfiggono con il fact checking.
Gli ingredienti sono tempo, pazienza, senso critico e fonti affidabili.
Dr. Janša e Mr. Twitter
Gli eventi di Washington del 6 gennaio 2021 sono noti a tutti [se volessi rinfrescare la memoria, ti consiglio questa visual timeline della BBC].
Dopo l’irruzione dei sostenitori di Trump al Campidoglio di Washington D.C. (il bilancio è di 5 morti e diversi feriti), è arrivata la reazione di condanna delle violenze anche da parte dei leader europei.
Il modo in cui una “condanna delle violenze” viene esplicitata, dice molto delle intenzioni di chi la esprime. È il caso del premier sloveno Janša:
«Tutti dovrebbero essere molto turbati dalla violenza che sta avvenendo a Washington D.C. Speriamo che la democrazia americana sia resiliente, profondamente radicata e superi questa crisi. La democrazia presuppone una protesta pacifica, ma la violenza e le minacce di morte - dalla sinistra o dalla destra - sono SEMPRE sbagliate».
Inizia da qui il nostro fact-checking.
La violenza e le minacce di morte - dalla sinistra o dalla destra - sono SEMPRE sbagliate. Questa è un’opinione, di certo condivisibile. Ma va precisato un dettaglio, che può diventare la base per fake news.
Associare alle violenze di Capitol Hill il leitmotiv “violenza di destra = violenza di sinistra” è privo di senso.
L’irruzione nella sede del Congresso statunitense è stata opera di sostenitori di Trump di orientamento repubblicano e ultra-conservatore. Molti di loro sono appartenenti all’estrema destra e i seguaci delle teorie cospirazioniste di QAnon.
Esponenti violenti di sinistra non erano presenti in questo specifico episodio. Equipararli ai responsabili degli eventi del 6 gennaio non ha alcun significato.
Ma per il premier Janša (conservatore) è servito per fare un parallelismo con la situazione in Slovenia. Dove le presunte violenze sarebbero invece opera della sinistra.
«Ora che abbiamo condannato all’unanimità le violenze negli USA, è giunto il momento di condannare tutte le violenze e le minacce di morte in Slovenia. Possiamo farlo?»
Le minacce di morte in Slovenia. Il premier sloveno fa riferimento - come si legge nei cartelloni in una delle foto a corredo del tweet - all’opposizione che nelle manifestazioni di Lubiana invoca a “Smrt janšizmu! Svoboda vsem!”.
“Morte al janšismo! Libertà per tutti!”
C’è una grossa differenza tra dire “morte al janšismo” e “morte a Janša”. La prima è una formula che invoca la fine di un fenomeno inaugurato da una persona. Il secondo è un incitamento all’omicidio dello stesso individuo.
Come dire “morte al fordismo” - un modello economico - e “morte a Ford” (quando l’inventore di quel modello, Henry Ford, è già deceduto nel 1947).
Inoltre, lo slogan è un gioco di parole sul famoso motto titino “morte al fascismo, libertà per tutti”, durante la lotta di liberazione in Jugoslavia nella Seconda guerra mondiale.
In questo caso si chiede la liberazione dall’influenza politica del leader del Partito Democratico Sloveno, da quando assunse per la prima volta la carica di premier nel 2004.
Dal marzo 2020, quando è stato eletto per la terza volta, sono scoppiate le proteste della società civile, che lo accusa di corruzione (nel 2013 è stato condannato a 2 anni di carcere per il Caso Patria) e limitazioni della libertà di stampa.
Tutte le violenze. Janša fa riferimento alle proteste del 5 novembre, quando si verificarono scontri tra i manifestanti e la polizia (18 feriti, compreso un giornalista). Bisogna però capire chi erano i responsabili.
A causa dell’emergenza Covid-19, gli organizzatori delle proteste in bici del venerdì annunciarono che non sarebbero scesi in piazza. Al loro posto si presentarono qualche centinaia di esponenti di Anonymous Slovenia e di Aware people of Slovenia (organizzazione di complottisti anti-Covid).
Manifestanti responsabili del tentativo di attacco all’Assemblea Nazionale, subito condannato dalla piattaforma di sinistra civica che non era presente.
Non si può mettere tutto nello stesso contenitore. Le proteste contro il governo Janša hanno dimostrato nei fatti di essere pacifiche. Il singolo episodio, una deviazione di piccoli gruppi non controllabili.
Ma torniamo alle reazioni a stelle e strisce.
«Pensa diversamente.
*e sarai cancellato»
Una delle questioni che ha tenuto più banco in quest’ultima settimana è stata la sospensione dei profili social (Facebook, YouTube, TikTok, Twitter a tempo indeterminato) del presidente Trump.
Non entreremo nel merito della diatriba giusto/sbagliato. Ci limiteremo, anche stavolta, al fact checking: è stata fatta censura da parte dei social media?
No. Per un motivo molto semplice. Perché sono piattaforme private, con chiare condizioni di utilizzo che devono essere rispettate dagli utenti.
Pensa diversamente. Secondo gli standard di Twitter si tratta invece di violazione delle norme sull’esaltazione della violenza:
“Abbiamo predisposto una serie di norme contro i contenuti che esaltano atti di violenza in modo tale da ispirare altri a replicarli con conseguenze concrete nella vita reale”.
Le ragioni sono tutte qui. Il non riconoscimento del presidente eletto Biden, la comunicazione che non sarà presente all’inaugurazione (un potenziale obiettivo “sicuro”), l’uso dell’appellativo “patrioti americani” verso i rivoltosi del 6 gennaio e le minacce velate di impedire una transizione pacifica nei suoi tweet.
Non si tratta di pensare diversamente. È violazione delle linee guida di una piattaforma privata che può discrezionalmente decidere la sospensione, fino a quando un’autorità pubblica non interverrà a regolamentarle.
Comunismo, comunismo ovunque
Nebojša Medojević è il leader del Movimento per i Cambiamenti, uno dei partiti conservatori del Montenegro che ha portato alla vittoria l’attuale premier Zdravko Krivokapić.
Medojević era già balzato nelle cronache del 2020 per alcune dichiarazioni sulla situazione americana e globale.
La prima: in agosto aveva denunciato la pandemia Covid-19 come «opera dei satanisti globali e dei pedofili dello Stato profondo [la teoria del Deep State è amplificata dal cospirazionismo di QAnon] guidati da Bill Gates e George Soros, il cui vero scopo è rovesciare Donald Trump».
La seconda: il 4 novembre aveva avvertito che «i comunisti di Biden hanno tentato un colpo di Stato con il voto per corrispondenza». Aveva poi celebrato la vittoria di Trump «anche se tutti i media mainstream, le reti, le corporazioni e le ONG, i segmenti marci dei servizi di intelligence e i soldati del Deep State - i nemici del popolo americano - erano contro di te».
Il 9 gennaio ha voluto omaggiare così il presidente dopo i fatti di Washington:
«Donald Trump è il primo presidente degli Stati Uniti dai tempi di Kennedy, che ci ha ispirato a lottare per la libertà, la sovranità, la famiglia, la nazione, lo stato, la religione. Era un presidente che credeva in alcuni valori senza tempo. Tutto il resto erano burattini dello stato profondo e scagnozzi corporali»
Ma è proprio così?
Che sia il primo presidente da J. F. Kennedy a parlare di libertà, sovranità, Stato e nazione è pura finzione. Basterà solo ricordare che George W. Bush nel 2005 firmò il Patriot Act, o che 10 anni dopo Barack Obama introdusse il Freedom Act.
The Donald ha sbandierato slogan come America First, o Make America Great Again. Ma questa è un’altra faccenda.
Capitolo famiglia: Trump si è sposato tre volte. Con la modella ceca Ivana Marie Zelníčková (1977-1992), da cui ha avuto tre figli (Donald Jr., Ivanka, Eric Frederic), e tradita. Con l’attrice Marla Maples (1993-1999), da cui ha avuto la figlia Tiffany. E con l’attuale consorte, la modella slovena Melania Knauss (dal 2005, ma la relazione risale al 1998), da cui ha avuto il figlio Barron William.
L’unica “ispirazione” a cui può riferirsi Medojević è quella di avere più famiglie.
Capitolo religione. Trump è visceralmente amato da conservatori, evangelici e fondamentalisti cristiani. Ma, per estensione, lo è da tutto il Paese?
No, stando a una ricerca del Pew Research Center (centro studi apartitico). Per la maggioranza non è molto religioso (23%) o per niente (40%). Soltanto uno statunitense su tre sa che è protestante (33%), mentre quasi uno su cinque pensa sia ateo (16%).
Essere leader spirituali in uno Stato laico sembra una missione impossibile nel terzo millennio.
Ma mettiamo da parte le questioni private e concentriamoci sulla Res publica.
Con la sospensione di Trump dai social media è scattata la caccia al “grande burattinaio” che ha voluto mettere a tacere l’ormai ex-presidente.
«Il globalismo è comunismo nella variante capitalista. Censura, controllo del governo, pensiero unico, controllo dei media. Comitato centrale globale. Qual è il prossimo?»
Tacciare questo tweet di farneticazioni galoppanti sarebbe troppo semplice.
Il globalismo è comunismo nella variante capitalista. No, comunismo e globalismo si incrociano nell’internazionalismo comunista, che mira alla collaborazione tra partiti proletari per l’abbattimento del capitalismo. Di più, con i movimenti No Global si è affermata piuttosto una lotta contro la globalizzazione di natura capitalista.
Censura, controllo del governo, pensiero unico, controllo dei media. Sono le caratteristiche di una qualsiasi dittatura, a partire da quelle di matrice fascista (l’Italia di Mussolini, la Germania di Hitler o la Croazia di Ante Pavelić).
Comitato centrale globale. Dove? Nel 2021 i Paesi retti dal comunismo sono 5: Cina, Corea del Nord, Vietnam, Laos, Cuba. Solo qui è possibile trovare un Comitato Centrale (anche se il più celebre rimane quello del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, il PCUS, dissolto nel 1991).
Rifugio dell’estrema destra
[In questo paragrafo il fact checking parte da screenshot privi di link. La scelta è motivata dalla volontà di non aumentare il traffico di contenuti che incitano alla violenza e alla discriminazione sulla piattaforma analizzata]
«Questa non è la tua nazione, uomo bianco». In foto: “Saluti dagli USA occupati dai sionisti”
Lui è Ivan Pernar, il leader del movimento populista croato Živi zid (“Scudo Umano”). E il post che hai appena visto campeggia sul suo profilo Gab.
Cos’è e come funziona questa piattaforma social lo puoi trovare spiegato bene qui.
Analizziamo i contenuti.
Questa non è la tua nazione, uomo bianco. Considerando la composizione del Congresso americano (in foto), i bianchi rappresentano il 78% di Camera e Senato, tre membri su quattro. Tutte le altre etnie messe insieme il restante 22 (fonte: Pew Research Center).
Saluti dagli USA occupati dai sionisti. Stesso discorso: i membri di fede ebraica sono 34 su 534 tra Camera e Senato, il 6%. Tutti i cristiani sono 456 (293 protestanti e 163 cattolici), l’85% (fonte: Pew Research Center).
I dati parlano da soli. L’identikit di un membro del Congresso americano è un uomo (le donne sono un quarto del totale) bianco e di fede cristiana.
Ma devi sapere che sono innumerevoli i post simili che puoi trovare sulla piattaforma Gab (in particolare tra i migliaia di seguaci di QAnon).
E non vengono cancellati. Mai.
Il perché lo ha spiegato lo stesso fondatore della piattaforma, Andrew Torba, in un’intervista al Washington Post nel 2016:
«Sentivo che era arrivato il tempo in cui un leader conservatore si facesse avanti e fornisse un forum dove chiunque potesse parlare liberamente senza timore di censura».
Parlare liberamente senza timore di censura. Senza dubbio questo è ciò che succede sul social amato dall’estrema destra americana.
Fino al limite dell’istigazione alla sedizione armata.
Questo è solo uno dei tanti profili che hanno chiamato a raccolta i sostenitori di Trump nelle settimane precedenti all’assedio del Campidoglio:
Insieme abbiamo fatto fact checking.
Adesso, è giusto che tu tragga le conclusioni da te.
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di una tappa complessa e faticosa. Chiudiamola bevendoci su.
Avendo osservato le ultime settimane di fuoco negli Stati Uniti, l’oste di BarBalcani ha deciso di rimanere in tema.
Sul bancone troviamo una bottiglia di vino rosso: First Lady - Limited edition. È il vino dedicato alla moglie slovena di The Donald, Melania Trump.
Nel 2017 i produttori sloveni vicini a Sevnica, paese natale della quasi ex-first lady americana, hanno rilasciato 300 bottiglie in edizione limitata per celebrare l’ingresso della loro compaesana alla Casa Bianca.
È un prodotto dei vitigni Blaufränkisch della zona: un vino scuro, tannico, con una delicata acidità e un aroma di ciliegia.
Le bottiglie sono andate esaurite in 3 giorni. Altre duemila sono poi state messe in vendita nel negozio di souvenir del castello di Sevnica del XII secolo e nell’ufficio turistico del paese.
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra una settimana, per la trentunesima tappa!
Un abbraccio e buon cammino!
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Io come sempre ti ringrazio per essere arrivato fino a questo punto del nostro viaggio. Qui puoi trovare tutte le tappe passate.