S3E2. Marciare per orgoglio
Si apre a Belgrado l'EuroPride 2022, dopo settimane di polemiche e in un clima teso con le autorità serbe. L'intervista al coordinatore Goran Miletić e al membro dell'EPOA, Steve Taylor
Ciao,
bentornata o bentornato a BarBalcani, la newsletter (e sito) dai confini sfumati.
Oggi non abbiamo tempo da perdere, perché sta per accadere qualcosa di molto importante.
L’EuroPride 2022 sta per iniziare a Belgrado, ma le ultime due settimane hanno portato alcune notizie inaspettate e spiacevoli.
Facciamo un passo indietro.
Nel 2019 Belgrado veniva scelta come città ospite per il 2022 dell’EuroPride, la manifestazione europea itinerante a sostegno dei diritti LGBTQ+. Il governo serbo guidato da Ana Brnabić garantiva l’impegno per un Pride a Belgrado «sicuro e di successo».
In vista dell’evento in programma tra il 12 e il 18 settembre (con la marcia il 17), nel mese di agosto si sono registrate proteste da parte dei gruppi ultra-nazionalisti omofobi e della Chiesa Ortodossa serba.
Sabato 27 agosto il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha annunciato che l'EuroPride sarà «posticipato o cancellato» (ma non può vietarlo), per «questioni più urgenti». Tra queste c’è anche la crisi con il Kosovo. Non a caso nel pomeriggio è stato annunciato l’accordo storico di compromesso sui documenti d’identità tra Belgrado e Pristina.
La strategia di Vučić è distogliere l’attenzione dell’estrema destra, dei conservatori e della Chiesa Ortodossa dalla sconfitta del nazionalismo serbo in Kosovo. È questo l’elettorato su cui il presidente serbo ha costruito il proprio successo politico.
Così facendo, però, Vučić sta aumentando le tensioni in Serbia e indirettamente legittimando le violenze dei nazionalisti omofobi contro i manifestanti, che comunque arriveranno a Belgrado da tutta Europa a metà settembre.
Gli organizzatori dell’EuroPride hanno confermato a più riprese che l’evento non è cancellato e che la Marcia del 17 settembre si farà. Un divieto violerebbe la Costituzione nazionale e la Convenzione europea sui diritti umani.
Dal Parlamento Europeo è arrivato il sostegno agli organizzatori da parte dell’Intergruppo LGBT, i cui membri hanno confermato che saranno presenti alla Marcia, ed è stata firmata una lettera da 145 eurodeputati, per esortare il presidente Vučić e la premier Brnabić a rispettare gli impegni assunti e garantire un EuroPride sicuro.
Goran Miletić, coordinatore dell’EuroPride 2022 a Belgrado, e Steve Taylor, membro del consiglio direttivo dell’European Pride Organisers Association (EPOA), sono qui con noi per spiegarci cosa sta succedendo e perché questo evento è così importante per la Serbia e per l’Europa. E per i diritti di tutti, in tutto il mondo.
Gli occhi sulla Serbia
Dopo gli scontri delle ultime due settimane, siete in contatto con le autorità serbe?
Goran: «Siamo ancora in contatto con diverse autorità, tra cui un gruppo di coordinamento con tutti i ministri del governo serbo e l’Ufficio del primo ministro. Abbiamo una comunicazione costante e stiamo cercando di trovare un qualche tipo di compromesso. So che la parola ‘compromesso’ non è bella quando si parla di libertà di assemblea, ma stiamo cercando di trovare una soluzione».
Cosa intendi per compromesso?
Goran: «Potrebbe trattarsi di concerti in luoghi migliori in termini di sicurezza per il governo, anche se abbiamo abbastanza sicurezza privata e collaborazione con la polizia. Oppure potrebbe essere una marcia più breve, ma non c’è dubbio: senza Marcia non c'è Pride.
Possiamo discutere di queste cose, ma dobbiamo avere la garanzia che tutti gli standard del Pride di Belgrado saranno rispettati. Perché organizziamo il Pride Month ogni anno, non c’è niente di nuovo per noi».
Qual è la situazione ora?
Goran: «Al momento la situazione è molto complessa, perché non abbiamo un accordo con il governo sui dettagli. Le autorità serbe sono d’accordo sui 130 concerti ed eventi, ma vogliono vietare la Marcia.
Il problema non è solo che ora siamo in grave ritardo, ma anche che molte cose programmate durante la settimana rischiano di essere compromesse, se non troviamo un accordo sulla marcia: ricevimenti, inaugurazioni, partecipazioni di rappresentanti governativi, concerti».
Avvertite il pericolo di possibili attacchi da parte dei gruppi di estrema destra?
Goran: «Non ho paura, non credo che ci siano grossi problemi di sicurezza. Negli ultimi otto anni non c’è stato nessun incidente durante il Pride di Belgrado.
Continuiamo a chiedere al governo di dire ai cittadini chi minaccia la sicurezza pubblica: i tifosi del calcio, i gruppi estremisti, quelli religiosi? Per esempio, la maggior parte delle persone che partecipano alle processioni religiose vuole un divieto per l’EuroPride, ma non sostiene alcun tipo di violenza.
E poi, se c’è una minaccia per la sicurezza, cos’hanno fatto finora le autorità? Non abbiamo risposte a tutte queste domande, perché il governo non può spiegare così facilmente per quale motivo l’intera settimana del Pride dovrebbe essere sicura, mentre solo una breve marcia no».
Pensate che il presidente Vučic abbia fomentato gli estremisti e abbia in qualche modo legittimato la loro violenza?
Goran: «Il presidente Vučić è l’alfa e l’omega, è tutto in Serbia. Se dice sì alla marcia, in 15 minuti tutto sarà risolto. Se non vuole, si troveranno milioni di modi per ostacolarla, in un Paese burocratico come la Serbia».
Steve: «Penso che le dichiarazioni di Vučić abbiano creato la più grande campagna di marketing che avremmo mai potuto sognare a Belgrado. Siamo stati intervistati da molti media internazionali, attivisti e leader da tutto il mondo hanno deciso di venire dopo quanto ha affermato.
Che Vučić sostenga o meno che l’evento è stato cancellato, la polizia deve proteggere i manifestanti, anche se si tratta di un semplice raduno. Anche perché stiamo parlando di una questione filosofica: quando un raduno diventa una marcia, quando una marcia diventa un corteo? E come si fermano le persone che si riuniscono in un luogo pubblico?
In ogni caso, accadrà, e l’attenzione internazionale è ora tutta sulla Serbia. Vučić sta mettendo in imbarazzo il Paese a livello globale. Da tre anni le autorità serbe sapevano che l’EuropePride stava arrivando, non c’è altra spiegazione se non quella che vede Vučić assecondare i nazionalisti di estrema destra o creare un diversivo per nascondere questioni di politica interna».
Il potere dell'EuroPride
È mai successo che l’EuroPride venisse ostacolato dalle autorità del Paese ospitante?
Steve: «È la prima volta a questo livello politico e con tutti questi ostacoli. Credo che l’unica occasione paragonabile sia stata Riga nel 2015: c’è stata una certa opposizione politica, ma non due settimane prima dell’appuntamento.
In ogni caso, è stato un evento felice ed è anche un buon esempio. Se si considera ciò che è accaduto ai successivi Pride di Riga nel 2018 e nel 2021, il numero di manifestanti è aumentato e quello degli oppositori è diminuito sensibilmente. L’EuropePride ha dimostrato che queste persone non sono pericolose o una minaccia per le famiglie, ma vogliono solo manifestare e celebrare i diritti umani.
Credo che presto vedremo altre candidature da parte dei Paesi dei Balcani Occidentali per ospitare l’EuroPride. Questo evento a Belgrado avrà un effetto trainante e dimostrerà il potere del Pride».
In queste settimane, le istituzioni dell’Unione Europea hanno sostenuto fermamente l’EuroPride e hanno fatto pressione sulle autorità serbe.
Goran: «Mi chiedo cosa accadrebbe se non ci fosse una qualche reazione da parte di Bruxelles o di qualsiasi Paese europeo. Abbiamo bisogno di un sostegno forte e chiaro, perché si tratta della libertà di assemblea e dei diritti umani, come dimostra la presenza di molti eurodeputati e della commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli.
Il sostegno dell’Unione Europea manda un chiaro messaggio sia alla comunità LGBTQ+, che non sta chiedendo niente di straordinario, sia alle autorità nazionali, che i diritti umani devono essere rispettati ovunque».
Steve: «Il fatto che l’Unione Europea è preoccupata delle cose è ben risaputo. Ma a volte viene da chiedersi cosa debba succedere perché sia più che preoccupata, o maledettamente arrabbiata, come invece dovrebbe essere.
Abbiamo bisogno di un’azione sul campo, per dimostrare che i diritti delle persone LGBTQ+ sono qualcosa per cui si battono. Perché questi diritti dovrebbero essere un valore fondamentale dell’Unione dell’Uguaglianza».
È una curiosa coincidenza che Belgrado ospiterà l’EuroPride nel 30° anniversario dalla sua fondazione e allo stesso tempo che questa è la prima volta nei Balcani Occidentali.
Steve: «Penso che sul piano storico sia molto importante che il 30° anniversario della fondazione dell’EuroPride si tenga proprio a Belgrado. Quando questo movimento è stato creato nel 1992, era in corso la guerra civile in Jugoslavia e nessuno poteva immaginare che 30 anni dopo Belgrado avrebbe ospitato l’EuroPride.
Questo EuroPride è importante dal punto di vista strategico, politico ed economico. Belgrado è famosa per la sua vita notturna e la città dovrebbe diventare una destinazione per i turisti LGBTQ+, che verranno anche a spendere soldi.
Penso che vedremo molti altri Pride nella regione e sempre più visitatori internazionali ai Pride nei Balcani Occidentali. Di rimando, tutto ciò avrà un impatto sulla sensibilizzazione sulla situazione delle comunità LGBTQ+ e su quanto ancora si deve fare.
Il valore storico di questo 30° anniversario si può cogliere facilmente».
E cosa rappresenta l’EuroPride di Belgrado per la comunità LGBT+ in Serbia?
Goran: «Tutta questa situazione è tragicomica, in un certo senso. La visibilità che abbiamo avuto nelle ultime settimane è estremamente alta per la Serbia. Sui media nazionali tutti ne parlano ed è molto divertente che anche gli oppositori più accaniti ora accettino il Pride nazionale, ma non vogliano persone LGBTQ+ dall’estero.
Sembra un paradosso, ma il livello di accettazione della comunità LGBTQ+ è più alto che mai, grazie all’EuroPride.
Ora stiamo inviando un messaggio: possiamo ospitare chiunque in modo sicuro e vogliamo una celebrazione della parità dei diritti. Tutto ciò accadrà e aiuterà la nostra lotta».
Fine tappa. Sul bancone di BarBalcani
Siamo arrivati alla fine di questo tratto del nostro viaggio.
Prima di ritrovarci all’EuroPride di Belgrado, ci sediamo al bancone di BarBalcani con i nostri ospiti.
Steve, Goran, cosa ci consigliate per quando saremo tutti insieme il 17 settembre?
«A Belgrado è buona la birra. Ma questa volta berremo le lacrime degli omofobi!»
Riprende il viaggio di BarBalcani. Ci rivediamo fra due settimane, per la terza tappa.
Un abbraccio e buon cammino!
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