Il presidente serbo Vučić è il leader dei paninari
Dietro le polemiche per un video in cui il capo di Stato sostiene di mangiare ovunque i panini con l'insaccato 'parizer' si cela la retorica populista e lo stato di salute della democrazia nel Paese
«Sono contento perché si tratta di qualcosa con cui siamo cresciuti tutti e che il popolo ama mangiare e io stesso quando vado all’estero in aereo chiedo che mi preparino i panini proprio con il parizer».
Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha sollevato ironie e polemiche dopo la pubblicazione sul suo profilo Instagram di un video in cui è ripreso mentre, in compagnia del ministro delle Finanze, Siniša Mali, e quello delle Infrastrutture, Tomislav Momirović, mangia un panino al parizer, un insaccato il cui prezzo è stato recentemente ribassato nel tentativo di alleviare gli effetti dell’inflazione.
Il video è una risposta a Milan Culibrk, caporedattore del settimanale NIN, che dopo l’annuncio dei ribassi ha invitato Vučić a mangiare il suddetto prodotto, considerato di bassa qualità.
Per quanto l’episodio sia abbastanza banale e superficiale, utile perlopiù a scatenare l’ironia del web, rappresenta un ottimo indicatore del regime serbo e del suo modus operandi.
Ma cos’è il parizer?
Il parizer è un insaccato serbo che ha la forma di un salsicciotto cilindrico, che si affetta come un salame, dal colore che ricorda il prosciutto cotto e la cui variante più consumata è quella di pollo.
Si usa soprattutto con la maionese, per preparare panini semplici o – come preferisce chiamarli chi scrive – punk sendvič. Non è un alimento molto salutare, ma è sicuramente popolare, soprattutto tra i più giovani.
Qualche giorno prima di essere il protagonista sui social del presidente, era stato inserito tra 20 prodotti i cui prezzi saranno abbassati e calmierati dal governo per alleggerire le spese dei cittadini, che per diversi beni di consumo negli ultimi due anni hanno assistito a rincari superiori anche al 50%.
Il giornalista Culibrk, sostenendo che ribassando l’insaccato e qualche altro prodotto non si combatta l’inflazione, aveva criticato Vučić, dicendo come non avesse mai mangiato parizer. Tacciandolo dunque di essere lontano dalla quotidianità dei cittadini serbi, che invece consumerebbero il prodotto non perché prelibato ma poiché molto economico anche prima dell’intervento sui prezzi.
Il leader serbo ha quindi subito un’onta che lo ha ferito nel suo orgoglio di uomo del popolo. E che contrasta la sua narrazione di martire, secondo cui durante i viaggi istituzionali dorme per terra evitando gli hotel per una questione di umiltà e digiuna poiché troppo concentrato ad assicurare la stabilità dei Balcani.
Vučić, il populista
Pubblicare un video sostenendo di mangiare panini al parizer anche durante le visite di Stato serve per riposizionarsi là dove si è accomodato negli ultimi dieci anni, in mezzo al popolo, sebbene Vučić disprezzi la pluralità di pensiero e la rappresentanza popolare quando questa non coincide col suo partito pigliatutto.
Il video è però soprattutto un messaggio chiaro e diretto a una categoria che Vučić rinomatamente detesta: i giornalisti. L’annuncio del ribasso dei prezzi era arrivato a una conferenza stampa al palazzo presidenziale, dove Vučić sedeva a fianco a un cestino della spesa da cui tirava fuori i prodotti – tra cui anche yogurt, caffè, succo di mela e altri – annunciandone i prezzi prima e dopo l’intervento di governo.
La provocazione di Culibrk – la cui testata è una delle poche non controllate dal regime – è arrivata su un piatto d’argento: l’assist perfetto per tornare ad attaccare la stampa libera, e di riflesso anche l’opposizione.
La polemica dei giorni successivi si è infatti sviluppata sulle classiche dicotomie del populismo. Da un lato il popolo che mangia ingenuamente ciò che gli piace da sempre, dall’altro «i miliardari che non sanno nemmeno cosa sia un panino». E Aleksandar “futuro della Serbia” (come si chiama il suo profilo Instagram) che parteggia coi primi.
L’obiettivo degli spin doctor di Vučić è molto semplice: avvicinare il presidente ai giovani, categoria minoritaria e in via d’estinzione, dal momento che i sondaggi suggeriscono come oltre il 60% ambisca a lasciare la Serbia.
Il social su cui è stato pubblicato il video e i riferimenti adolescenziali al suo interno suggeriscono come il presidente Vučić ricerchi consenso interno tra coloro che maggiormente soffriranno le conseguenze del suo regime autoritario basato su schemi clientelari e cleptocratici.
Vučić, il paninaro
Ma c’è anche un altro messaggio occulto all’interno del video dei tre “giovani” che mangiano panini insieme: il presagio di elezioni anticipate.
Il governo nato lo scorso ottobre sarebbe durato «un inverno o due», come aveva dichiarato senza mezzi termini lo stesso Vučić, in barba alla prassi che vuole che non sia il presidente della Repubblica a decidere, sul nascere, la durata di un esecutivo.
Una caratteristica di questo e del governo precedente, con una data di scadenza decisa a priori, a dimostrazione di come lo Stato di diritto in Serbia sia ormai una forma vuota, un involucro da gettare nell’indifferenziato.
Il riferimento del video è sottile, ma non sarà sfuggito a chi segue la politica interna serba. I panini sono, infatti, un elemento imprescindibile di tutte le campagne elettorali e di tutte le iniziative a sostegno del partito di Vučić.
A tutti i comizi e incontri pre-elettorali, il partito “convoca” i cittadini – ovvero minaccia di licenziamento chi si opponga – elargendo una banconota da 1.000 dinari (poco più di 8 euro) e un panino, appunto, per il viaggio fino a Belgrado.
I sostenitori del partito sono per questo conosciuti anche come sendvičari, traducibile come “paninari”, in riferimento al compromesso morale che li porta a sostenere Vučić: un panino in cambio del voto.
Lo stesso Vučić e i suoi accoliti di governo hanno più volte fatto autoironia sulla strategia dei panini ed è per questo che il video sembra il preludio di nuove carovane di paninari.
Una categoria di cui il presidente si serve a proprio uso e consumo, minacciata dall’autocrazia oltre che da standard di vita sempre più opprimenti e a cui, con l’illusione di un parizer a buon mercato, lascia poco più che una manciata di briciole.
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